La stampa e l’attacco al Movimento 5 Stelle

Avendo l’abitudine – più o meno malsana – di leggere ogni mattina un numero assai consistente di quotidiani, mi pare evidente come il Movimento 5 Stelle sia da qualche settimana, esattamente dalla doppia e clamorosa elezione della Raggi e dell’Appendino alle comunali, sotto un deciso e continuo attacco mediatico.
Non che il Movimento, sin dalla sua nascita, abbia mai goduto del favore della stampa e dei mass media. Ma oggi ho l’impressione che si sia entrati in una fase diversa.
In soldoni: finora il Movimento (specie dalla sponda PD, ma anche dal centrodestra) è stato criticato e osteggiato dalla stampa – quando non messo proprio e deliberatamente alla gogna – come si critica e si osteggia un qualcosa di nuovo e inclassificabile, che sta avendo un seguito inaspettato ma che non si pensa possa davvero durare nel tempo, impensierire l’establishment e prendere reali fette di potere. E che di conseguenza può essere criticato con la sola arma dell’ironia, del puro dileggio e della pura canzonatura, trattarlo come un qualcosa di ridicolmente naif e completamente grottesco. Come un qualcosa che non può né potrà mai essere credibile.
Oggi, da “Libero” a “l’Unità” passando per “il Giornale”, “la Nazione” e “Repubblica”, la strategia appare cambiata.
Da un lato, un meno frontale, meno eclatante, ma più continuo e strisciante, come quello di “Repubblica”. Un esempio su tutti… venerdì scorso, “Repubblica” a pagina 16 (che in quotidiano che di pagine ne ha oltre 50 è occupata ancora dal cosiddetto “primo piano”), riportava una notizia assai strana (strana nel senso che di norma sarebbe andata nelle pagine locali di Roma, e non in cronaca nazionale), vale a dire quella di una 41enne morsa da un ratto a Trastevere (vi pare che una notizia simile può essere considerata di primo piano?). L’articolo insisteva sul fatto che “Roma non vede la luce”… tradotto: la tanto sbandierata rivoluzione a 5 Stelle della Raggi è una bufala, i problemi sono sempre gli stessi.
Dall’altro, una polemica tutta politica che si è fatta più cattiva e aggressiva, tesa a spulciare ogni singolo movimento dei deputati, dei senatori e degli amministratori 5 Stelle, nell’attesa spasmodica facciano degli errori. Anzi, in questa tattica di attacco non c’è nemmeno bisogno dell’attesa: dal punto di vista di chi critica, il Movimento commette errori a prescindere. È, ad esempio, la linea de “l’Unità” (e quindi del PD di Renzi): il quotidiano, che fu il più feroce nel chiedere la testa di Marino e della sua giunta, dal giorno dell’elezione della Raggi dedica almeno 3-4 colonne a denunciare il ritardo della sindaca pentastellata nell’ufficializzare la sua squadra di governo, arrivando ad elogiare Marino (proprio lui, proprio quello di cui lo stesso giornale chiese la decapitazione) per la celerità con cui, a suo tempo, rese noto l’elenco degli assessori.
Ma la cosa che in questa nuova tecnica di attacco al Movimento risulta più frequente, è la critica al suo essere “normale”. Vale a dire che il Movimento viene messo in croce ogni qual volta si dimostra vagamente normale, ogni qual volta si comporta vagamente da partito tradizionale. Gli effetti sono a volte esilaranti e molto più che paradossali: una volta l’accusa era “se non fate come noi non andrete mai da nessuna parte” a “sbagliate perché in questo siete come noi”.

Fossi un militante o addirittura un esponente del Movimento, sarei felicissimo.
È il segno che il Movimento inizia davvero a far paura. E, soprattutto, che sta veramente entrando nella stanza dei bottoni.
Segno particolarmente tangibile quando lo si attacca sulla questione delle espulsioni e dei cosiddetti “dissidenti”. La realtà è che il Movimento (basta andare a una loro iniziativa, un loro comizio, un loro banchetto e osservare come sono organizzati), nel suo essere “anti-partito” è in realtà per molti versi quanto di più simile ci possa essere, nella struttura “etica”, a un partito di massa “tradizionale”: una segreteria centrale determina una linea, chi pretende di rappresentare tale linea deve rispettarla e applicarla senza tentennamenti, pensa sospensione o espulsione (chi si ricorda, in tal senso, come era organizzato il PCI?). Pur con – a mio modesto avviso – troppe grossolanità e assurdità “peroniste”, il Movimento è forse l’unico vero partito esistente sulla scena.
E forse chi lo critica, lo invidia pure.
Di certo lo teme, se è vero – come dicono i sondaggi – che con l’Italicum si prenderebbe il governo a man bassa. E forse per questo in questi giorni si è tornati a discutere di cambiare quella legge.

Previsioni e riflessioni estive, fatte di fretta pochi giorni prima di andare – nella triplice veste di insegnante, scrittore e opinionista – finalmente in ferie.
A settembre (e soprattutto a ottobre) staremo a vedere.

‪#‎resistenzeRiccardoLestini‬

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