Napoli contro Salvini

Per quanto riguarda i fatti di Napoli, sinceramente non sento di dover esprimere alcuna solidarietà nei confronti dell’onorevole Salvini.

Non certo per pregiudizio ideologico né perché io voglia in qualche modo sostenere o semplicemente difendere e giustificare gli scontri. Al contrario penso che, pur essendo un diritto assolutamente lecito e sacrosanto manifestare contro qualcuno o contro qualcosa (lo stesso Salvini si è avvalso infinite volte di questo principio democratico facendo della “manifestazione contro” una delle caratteristiche più ripetute della sua azione politica), se tale dissenso si trasforma nel tentativo e nella volontà di impedire a chicchessia di parlare, da diritto sacrosanto diventa atto assolutamente da condannare.

Ma detto questo, è assai più che assurdo e molto più che paradossale che Salvini – ovvero colui che incita i cittadini alla giustizia sommaria, che parla continuamente di “ruspe”, di “radere al suolo” e di “eliminazioni”, che fa dell’offesa sistematica la sua grammatica prediletta – pretenda di denunciare e condannare la violenza. Che pretenda di prendersela con le provocazioni e il clima di altissima tensione creato in questi giorni, proprio lui, che ha fatto della provocazione il marchio di fabbrica della sua politica, della tensione creata ad hoc il sistema più efficace per attirare su di sé l’attenzione mediatica. Lui, che sicuramente è responsabile almeno quanto chi ha voluto che le iniziative di piazza degenerassero in scontri violenti. Lui, che sicuramente, anche solo in virtù del ruolo istituzionale che ricopre, è anche più responsabile dei manifestanti violenti.

Ancora più assurdo e ancora più che paradossale che sempre Salvini per denunciare e condannare la violenza dei manifestanti tiri in ballo, pretendendo di essere credibile, il rispetto della democrazia e delle leggi dello Stato. Lui, che fino all’altro ieri era convinto che l’Italia finisse sotto l’Arno, che fino all’altro ieri, a suon di annuali giuramenti di Pontida, tentava continuamente di sovvertire lo Stato democratico e repubblicano inneggiando alla secessione.

Parlandone a voce, e dicendo più o meno le stesse cose appena scritte, un paio di persone mi hanno detto “vergognati” e “fai il fiancheggiatore di quelli che incendiano i cassonetti”.

Oltre a ribadire, qualora ce ne fosse bisogno, la mia condanna verso le violenze di piazza (ma c’è bisogno di ribadire? L’ho già detto e l’ho già scritto… ), dico che non sono certo io a dovermi vergognare.

Io non ho insultato per anni la gente di Napoli chiamandola “terrona” per poi – per puro opportunismo politico – scoprire che pure loro erano italiani e chiedergli di stare dalla mia parte. Io non ho mai difeso l’euro dicendo che sarebbe stata la moneta ideale per la Padania “liberata dalla zavorra dei terroni” per poi reinventarmi di colpo antieuropeista e patriota.

E in quanto a legalità, coscienza democratica e coerenza, ne so davvero un po’ di più di Salvini e dei suoi sostenitori.

#resistenzeRiccardoLestini

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