Quando c’era Benito

Ci risiamo. Ogni volta che ci troviamo davanti a un problema di una certa rilevanza, un’emergenza o una vera e propria catastrofe, il partito (molto più nutrito di quanto si possa pensare) dei nostalgici del regime fascista ritorna in pista scatenando, sui social, tam tam virali con post su come durante il fascismo le cose non andavano mica come adesso, come “quando c’era Benito” le cose, anche le più complicate, venivano risolte subito e, soprattutto, bene.
Post che, quasi sempre, o sono falsi storici in piena regola o contengono gigantesche inesattezze, mal raccontate e completamente fuorvianti.

Stavolta l’occasione è il terremoto.
Il post virale, oltre 40mila condivisioni su Facebook, è stato lanciato da Riscattonazionale.it (sito di orientamento dichiaratamente neofascista), che titola: “Nel 1930 il terremoto delle Vulture: il governo Mussolini in tre mesi ricostruì 3.746 case e ne riparò 5.190”.

I problemi di questo articolo, e della condivisione al seguito, sono sostanzialmente due.
Punto primo, il post è di fatto uno spudorato copia-incolla da un articolo pubblicato settimane fa da “il Secolo”.
Punto secondo, le informazioni contenute nell’articolo de “il Secolo”, e di conseguenza anche in quello di Riscattonazionale.it, sono esatte, documentate e storicamente ineccepibili. Ora però, mentre l’articolo copiato da Riscattonazionale.it ottiene decine di migliaia di condivisioni, quello de “il Secolo” resta sostanzialmente ignorato. Eppure, lo ripetiamo, sono identici.
Perché dunque? Presto detto. Le 40mila condivisioni di differenza dipendono tutte dal titolo scelto da Riscattonazionale.it, nonché dalle due-tre righe di apertura, uniche parti non copiate. Un titolo (riportato sopra) furbo, fatto apposta per accappararsi likes e condivisioni. Ma soprattutto, un titolo che, a differenza del resto del testo, contiene informazioni non vere, fasulle e fuorvianti.

È tragicamente semplice, a questo punto, capire cosa sia successo.
Praticamente la quasi totalità di coloro che hanno condiviso il post NON LO HA MINIMAMENTE LETTO. Gli è bastato il titolo dove si dice che Mussolini e il suo governo in un tempo straordinariamente breve ricostruì le case per i terremotati. E gli sono bastate le primissime righe, dove in sostanza si introduce il lungo articolo dicendo che mentre il governo Renzi dimostra tutta la sua incapacità (come tutti i governi che lo hanno preceduto), QUANDO C’ERA BENITO LE COSE ANDAVANO DIVERSAMENTE: lui gli italiani in mezzo alla strada non li lasciava, lui anche davanti a tragedie immani come quella delle Vulture (oltre 1400 morti) sapeva cosa fare e come farlo.
Basta scorrere rapidamente i commenti entusiasti a queste condivisioni, gli inneggi al fascismo e al duce, il ritornello infinito del “quando c’era Benito…”, “magari tornasse…” e via dicendo.

Infatti, se i numerosi nostalgici di Mussolini e del regime non si fossero limitati, sovreccitati dal titolo, a condividere l’articolo condendolo di commenti deliranti, ma lo avessero letto PER INTERO, avrebbero scoperto che:

1.in tre mesi NON FURONO RICOSTRUITE OLTRE TREMILA CASE NÉ, SEMPRE IN TRE MESI, FU RICOSTRUITA UNA CITTÀ DALLE MACERIE.
2.non vi è alcuna differenza tra IL SISTEMA ATTUALE DI AFFRONTARE L’EMERGENZA TERREMOTO e un PASSATO E PRESUNTO MIGLIORE SISTEMA FASCISTA.

E tutto questo perché:

Mussolini affidò in toto la gestione dei soccorsi e dell’emergenza all’allora ministro dei lavori pubblici ARALDO DI CROLLALANZA, il quale – esempio riconosciuto, tanto dai contemporanei quanto dagli storici, di integrità e competenza, al punto da avere un ruolo anche nella politica dell’Italia postfascista – seppe essere un vero e proprio PIONIERE nel delineare un percorso di intervento che, nelle sue linee guida, è pressoché identico a quelli messi in atto nei terremoti recenti e attuali.
Il ministro del regime infatti, predispose un sistema che prevedeva di affrontare il problema a tappe: inizialmente, nell’immediata emergenza, furono erette delle tendopoli; poi delle baracche provvisorie; infine delle casette “asismiche” su zoccolo di calcestruzzo cementizio con intelaiature di cemento armato.
In sostanza, fatte le debite distinzioni dovute ai progressi tecnologiche, la stessa procedura di oggi, che prevede appunto una tendopoli nell’immediata emergenza, quindi l’arrivo dei cosiddetti containers (le baracche del 1930) e infine i prefabbricati (le casette asismiche del ministro fascista), che vanno a sostituire in toto la tendopoli iniziale con quella che oggi siamo soliti chiamare “new town”.

Quindi nessun miracolo di ricostruzione, nessun migliaio di case vere e proprie tirate su dal nulla.
Per le fonti, questa volta, vi risparmio l’elenco e rimando direttamente all”articolo in questione http://www.riscattonazionale.it/2016/08/25/nel-1930-terremoto-delle-vulture-governo-mussolini-3-mesi-costrui-3-746-case-ne-riparo-5-190-2/:
E vi consiglio, sempre sull’argomento, il libro “L’uomo della provvidenza”, di Filippo Giannini.

Occasione persa.
Potevano, neofascisti e nostalgici, rivendicare l’operato pionieristico del ministro, esaltare l’azione di governo come “iniziatrice” e “apristrada” di un sistema utlizzato ancora oggi.
Niente da fare. L’allergia alla storia li ha portati a voler lanciare la notizia di una miracolosa e inesistente ricostruzione ex novo.
Ma non c’è da stupirsi troppo. Parliamo di Benito… e quando c’era Benito, si sa, i treni erano in orario. E gli sciami sismici erano bloccati con la sola forza del pensiero.

#resistenzeRiccardoLestini

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