Quella piccola meravigliosa donna che resiste…

Lei si chiama Arundhati Roy ed è una donna straordinaria e coraggiosissima.

In questo mondo schizofrenico e impazzito di nani e ballerine, urla e strepiti, lustrini e smania di apparire sempre e comunque, tanto nel più servile consenso quanto nel più audace dissenso, Arundhati preferisce il valore della riflessione e l’importanza del silenzio.
Più precisamente, ama la sostanza, celebra l’essere in opposizione all’apparire e, soprattutto, non parla mai per dire qualcosa, ma solo ed esclusivamente se ha qualcosa da dire.

Da decenni, in nome della nonviolenza e con la sola arma delle parole, si batte contro la logica della casta che ancora domina l’India e ancora tiene il suo paese in uno stato spaventoso di arretratezza, ignoranza e abissale ingiustizia sociale.

Da decenni, in nome della nonviolenza e con la sola arma delle parole, si batte contro la segregazione delle donne.

Da decenni, in nome della nonviolenza e con la sola arma delle parole, si batte contro il neoliberismo sfrenato delle multinazionali, quel sistema economico internazionale che rappresenta il lato più oscuro e criminale di quel processo che siamo soliti chiamare “globalizzazione”, che affama, immiserisce e distrugge il sud del mondo, che genera ultra ricchezza per pochi grazie all’ultra miseria di molti.

Nel 1996 (1997 l’edizione italiana, per conto di Guanda) esordì con uno splendido romanzo, una storia minima e apocalittica al tempo stesso, “Il dio delle piccole cose”.
A quel libro sono seguiti vari saggi illuminanti, tra cui “Guida all’Impero per la gente comune” (sempre edito da Guanda).
E oggi, a vent’anni di distanza, è in arrivo il suo secondo romanzo. Vent’anni, segno che la lentezza e la riflessione, per questa splendida donna, sono ancora dei valori da difendere e da opporre alla fretta e alla superficialità che dominano il nostro mondo.

Oggi vive a Nuova Delhi, in una sorta di prigione, in una casa protetta da inferriate e barriere d’acciaio. Precauzioni indispensabili da quando in televisione, un giornalista di regime l’ha pubblicamente accusata, per via delle sue battaglie “progressiste” e “sociali”, di portare vergogna al proprio paese, al punto da non meritarsi nemmeno di farsi parte. Da quando, di conseguenza, è vittima di continue e inquietanti minacce.

Credo che il mondo debba saperlo.
Che debba sapere dell’esistenza di questa piccola, coraggiosissima donna straordinaria che in silenzio e con forza immane resiste e combatte senza fucili e senza offese. E senza arretrare mai di un millimetro, senza barattare nemmeno un lembo della propria coerenza.

Credo davvero che il mondo abbia bisogno di lei.
Perché il mondo ha, oggi come non mai, disperato bisogno di bellezza.

#storieRiccardoLestini

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