Voto utile o dilettevole?

La battuta – splendida – purtroppo non è mia. È di quel genio di Altan, e campeggia oggi in prima pagina su Repubblica.
Il dibattito sul cosiddetto voto utile (e di conseguenza su quello inutile), pur presente da sempre, in questa tornata elettorale sta assumendo proporzioni gigantesche.
Il perché è abbastanza ovvio. Mancando quasi del tutto i contenuti, saltate le più elementari logiche di appartenenza e dissolti a suon di slogan e promesse degne di un film di fantascienza i nessi di causa effetto (del tipo: ascolto-ragiono-scelgo), il voto in sé conta poco, pochissimo. Svuotato dei suoi significati, resta esclusivamente il criterio con cui si vota.
Così: devi votare X indipendentemente da cosa dice, ma perché è l’unico partito che ha i numeri per impedire a Y di andare al governo. Se voti Z, anche se credi in ciò che dice, è come se votassi Y, distante da te molto più di X.
Ergo, tanto votare X.
Si, ma X cosa dice, che programma ha?
Chissenefrega.
In questo senso, il “partitometro”, quel giochino creato da Repubblica on line in cui devi rispondere a quindici domande e alla fine ti dice quali sono i tre partiti a te più vicini, sembra fatto ad hoc per accompagnare gli elettori in questo tipo di ragionamento e in questo criterio di scelta.
Da quanto leggo, vedo e ascolto, a me pare che davvero in pochi, a poco più di venti giorni dalle elezioni sappiano esattamente per chi o cosa votare. Domina la confusione, il dubbio tra due partiti, tra voto e non voto, tra voto utile e voto dilettevole appunto.
Pur sapendo che questo piccolo blog è lontano anni luce da essere un campione fedele della società, mi piacerebbe chiedere a tutti voi lettori: quanti di voi sanno già, con assoluta certezza, il partito che voteranno?
Non c’è bisogno che mi diciate il nome del partito. Basta scrivere “io ho deciso” o “io no”.

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