A mio modesto parere

Torno a rompere le scatole, per di più di domenica mattina, circa una questione su cui ho già scritto – e purtroppo scriverò – altre volte.
Ovvero, la logica delle tifoserie.

Leggere Facebook, scorrerne quotidianamente l’home page, a suo modo è istruttivo.
Non solo singoli post o singoli commenti, ma intere pagine pubbliche, da una parte o dall’altra (nonché da quelle parti in cui non si capisce – perdonate il gioco di parole – da che parte stiano), svelano e rivelano come questi tempi grami che viviamo abbiano portato a pieno compimento la distruzione di una delle essenze non solo della civiltà democratica, ma proprio dell’intelligenza: il dibattito e il confronto.

Essere “partigiani”, nel senso letterale del termine, “stare da una parte”, esprimere una propria idea su un dato argomento o su una data questione con una presa di posizione chiara e argomentata, non solo è salutare e sacrosanto, non solo è un diritto. Spesso, Dante docet, è anche un dovere.
Ma qui si prendono sempre meno posizioni. Tanto meno si esprimono idee. Al posto di idee e prese di posizioni, si preferisce distruggere chi sta dalla parte opposta. Anziché argomentare il perché l’idea o l’iniziativa dell’altro sarebbe sbagliata, si preferisce insultare senza ulteriori spiegazioni, in un continuo e avvilente gioco di reciproche volgarità e scorrettezze al ribasso.

Continuando sulla metafora “calcistica” delle tifoserie: si preferisce non far giocare gli altri che giocare, alla propria vittoria si preferisce la sconfitta altrui.

Di proposte, neanche a parlarne.
O meglio, le proposte ci sono, ma più che progetti e argomentazioni veri e propri sono slogan, spot a effetto. Con l’aggravante che sono scritti e detti con la pretesa del dogma, della verità rivelata che non necessita di altre spiegazioni, va accettata così come è perché ipse dixit, l’ha detto lui. Proprio lui.
Ancora le tifoserie: una cosa è giusta non perché giusta, ma perché proviene da quella parte. E una cosa è ingiusta non perché ingiusta, ma perché generata dall’altra sponda.

Forse è inevitabile che sia così. Il dibattito, inteso come confronto – anche durissimo e senza sconto – su idee, programmi e progetti, ha bisogno di contenuti.
E la nostra società i contenuti pare averli smarriti. Anzi, di più, di peggio: non li ha smarriti, ma semplicemente non le interessano più.

“E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce”.

‪#‎resistenzeRiccardoLestini‬