Adesso vi racconto una storia davvero istruttiva…

Oggi giustamente, “da sinistra”, pensando a Renzi, ci si indigna.
Ci si indigna nel vedere cosa sia diventato il quotidiano “l’Unità”, come e perché sia stato resuscitato.
Ci si indigna nel vedere cosa siano diventate le feste de l’Unità (che in realtà per un po’ hanno provato a ribattezzare “feste democratiche”, ma poi hanno visto che il marchio “festa de l’Unità” tirava più gente e allora hanno deciso di riproporlo riesumandolo ogni estate ai quattro angoli della penisola).
Ci si indigna. Ma è un’indignazione tragicamente tardiva, fuori tempo massimo.
Voglio raccontarvi questa storia, realmente e tristemente accaduta la bellezza di undici anni fa, quando ancora il PD non era nemmeno nell’anticamera del cervello di Veltroni.
Una storia a mio avviso istruttiva, esemplare, che da sola spiega molte cose di oggi.
Non aggiungo altro: ve la racconto così, nuda e cruda, senza ulteriori commenti e senza altre spiegazioni. Commenti, spiegazioni e conclusioni li lascio a voi.
Procediamo:

Agosto 2004, Firenze, Fortezza da Basso (sede della gigantesca festa de l’Unità del capoluogo toscano negli anni immediatamente ante PD).
Alle ore 22, alla sala dell’Arsenale, andava in scena un dibattito sul G8, per il quale oltre a vari esponenti del mondo della politica e dell’informazione, erano stati chiamati a intervenire anche gli artisti. Pure io, come autore dello spettacolo “Con il tuo sasso” e pure lo scrittore Stefano Tassinari, autore del romanzo “I segni sulla pelle”, ambientato appunto nei giorni del G8 genovese.
Prima del dibattito ci mangiammo tutti insieme una pizza. Poi, andando verso l’Arsenale, io, Tassinari e la sua compagna ci fermammo per prendere un’altra birra.
“Tre chiare medie”, disse Tassinari al ragazzo che stava allo spinatore.
“12 euro”, rispose il ragazzo dopo averci fatto le tre medie.
“Cazzo compagno”, fece Tassinari, “alla Festa de l’Unità tre birre 12 euro???”.
E il ragazzo, senza batter ciglio, rispose: “Ah io, compagno, manco per nulla… “, e così dicendo ci spiattellò davanti la tessera di Alleanza Nazionale.
Basiti e smarriti, tutti e tre. Muti.
“Oh, mica ho rubato niente a nessuno”, spiegò il ragazzo vedendoci confusi, “Ho pagato la concessione, questi spazi gli organizzatori li affittano a noi ristoratori… “.
Alzai gli occhi al cielo. Nella terrazza della Fortezza andava una musica da discoteca assordante con varie cow girl che si esibivano in lap-dance indiavolate.
Lo slogan di quell’anno era: “Contro il governo delle destre, riprendiamoci la nostra identità”.

Nei secoli fedeli.
Amen.

Riccardo Lestini

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