Gender e scuola

Poco più di un’ora fa, dopo mesi estenuanti e frustranti, è diventata definitivamente legge quella nefandezza che il governo Renzi ha ribattezzato “La Buona Scuola”.
Per il mio pensiero, e le mie considerazioni, su quello che ritengo essere il più grande atto criminale nei confronti della Scuola Pubblica, rimando ai molti (forse troppi) post e articoli che ho scritto sull’argomento da un anno a questa parte (per chi avesse voglia e tempo, basta scorrere la mia home a ritroso).
Quindi non tornerò, almeno in questa sede, sulla mia contrareità totale e assoluta a questa presunta riforma.
Vorrei piuttosto dedicare un modesto pensiero alla polemica contro il maxiemendamento messa in piedi stamane, nell’aula della Camera, dai deputati della Lega Nord e Fratelli d’Italia.
Una polemica sostanzialmente imperniata, nella sua totalità, sulla questione dell’introduzione della teoria “gender” nei nuovi programmi scolastici.
Non una parola – o quasi – sull’ingresso dei privati nella scuola pubblica, sugli sgravi fiscali per le scuole private, sulla pressappochezza nella definizione dei curricula didattici, sulla trasformazione della scuola in sistema aziendale, sull’ennesima mortificazione e umiliazione del ruolo dell’insegnante, sull’assenza nel testo di qualsiasi serio riferimento alla centralità degli alunni, sull’assurdità dei criteri di assunzione a tempo indeterminato dei docenti precari, sulla cancellazione della possibilità di continuare il proprio mestiere per moltissimi altri precari, sul silenzio agghiacciante rispetto a problemi drammatici come la dispersione scolastica.
Nulla. Per i suddetti deputati, il problema della Buona Scuola pare essere, esclusivamente, la questione della teoria gender.
Nel pieno rispetto delle idee e delle sensibilità altrui, con tutta l’umiltà di cui dispongo, vorrei però chiedere a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni:
– siccome una teoria gender nei fatti NON esiste (nel senso che NON esiste né un indirizzo filosofico disciplinato né – soprattutto, visto che parliamo di scuola – una didattica codificata, sperimentata e istituzionalizzata riconducibile alla sigla “teoria gender”), di che cosa state parlando esattamente?
– ho letto, e più volte, il testo del disegno di legge e tutte le sue modifiche, fino ad arrivare a questo ultimo approvato in via definitiva sotto forma di maxiemendamento; non trovo, in NESSUN PUNTO, un articolo o un comma in cui si parli della introduzione nella didattica di una teoria detta “gender”; è una mia svista? se sì, sareste così gentili da citarmi esattamente DOVE si parla di questo?
– forse vi riferite al passaggio in cui si fa riferimento all’educazione alla diversità e al rispetto del genere? è a questo che vi riferite? perché se vi riferite a questo, nella scuola era già presente, senza bisogno della “Buona Scuola”;
– se vi riferite a quanto sopra, cosa è esattamente che contestate? non è cosa giusta educare al rispetto della diversità e alla parità di genere? se un ragazzo viene bullizzato perché gay, come insegnante sbaglio a spiegare ai ragazzi che non c’è niente da bullizzare o emarginare o avere paura, perché altro non è che un’altra manifestazione della sessualità perfettamente normale? dovrei dirgli invece – secondo voi – che il loro compagno di classe è un pericoloso deviato, un pervertito, oppure che l’omosessualità non esiste e che il loro compagno sta solo attraversando un brutto momento da cui prima o poi, speriamo, guarirà? sbaglio a dire ai miei alunni che donne e uomini hanno pari diritti, che i “ruoli” sono cose che in un mondo civile e progredito andrebbero superate? oppure devo raccontargli – sempre secondo voi – che la donna è la custode del focolare, che dietro ogni uomo c’è una grande donna, che la grande donna alleva i figli, custodisce la casa, devota-coraggiosa-obbediente? sbaglio a dire ai miei alunni che è perfettamente normale che anche persone dello stesso stesso decidano di dividere una casa, un vita, un percorso affettivo ed esistenziale? oppure dovrei – ancora – dirgli che sono mostri contronatura che minano la stabilità sociale, attentatori della morale, o ancora fare finta che tutto questo non esista? sbaglio a dire ai miei alunni che le loro famiglie allargate da divorzi e separazioni, che famiglie monogenitoriali sono perfettamente normali, che non esiste un modello unico di famiglia? oppure dovrei dirgli che la loro non è una famiglia, che magari una ragazza madre è solo una povera disgraziata?
– quando dite che monitorerete direttamente le attività degli insegnanti e “stroncherete sul nascere” qualsiasi tentativo dei docenti di traviare i ragazzi, a cosa vi riferite esattamente? che farete su scala nazionale quanto avete già fatto in Veneto? che proibirete i libri “sconvenienti”, come avete già fatto – sempre in Veneto – mettendo all’indice la favola della pecorella smarrita che viene allevata dai lupi, in quanto crea pericolose confusioni di genere (non me lo sono inventato, è successo veramente)? che mi proibirete di dire, quando spiego l’Iliade, che Achille e Patroclo erano amanti? che mi arresterete quando spiegherò che la più grande poetessa dell’antichità ha scritto fiumi di versi d’amore per un’altra donna? che mi sospenderete dall’incarico se avrò l’ardire di leggere in classe le più belle poesie d’amore di Verlaine e dire che sono state scritte per un uomo?

attendo, fiducioso, risposte e chiarimenti.

RL

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