Arrivederci scuola ciao

Ho il privilegio di essere un docente di ruolo, il privilegio di conseguenza di non essere sottoposto né alla follia delle “deportazioni coatte” delle immissioni del prossimo settembre (e degli anni a venire) né all’ancor più folle “cancellazione” dalla professione dei precari di seconda e terza fascia. Il privilegio di sapere dove sarò il 1 settembre e di sapere, addirittura, che alunni avrò.
Questi gli unici privilegi – tra tutti quelli che in questi mesi mi hanno e ci hanno appiccicato addosso i pitbull del partito traversale del “rottamiamo la CASTA vergognosa dei docenti italiani” – che oggi mi riconosco.
Ce ne sarebbe un altro, di privilegi, che mi sono sempre riconosciuto dal primo giorno in cui – dieci anni fa – ho messo piede in una classe: il privilegio, smisurato, di poter fare il lavoro che amo più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Ma “sarebbe” appunto, condizionale d’obbligo. Perché so che da oggi, grazie a chi ogni giorno calpesta il significato più vero e nobile del termine “pubblico”, lavorerò non più nella – e per la – scuola pubblica, ma in una sorta di struttura pseudoaziendale fatta di scuole per ricchi e scuole per poveri, dove la libertà di insegnamento sarà una casualità e non più un diritto, dove il merito sarà soppiantato dal favore, la bravura dallo zelo, il bene comune dalla convenienza del singolo, la competenza dalla competizione.
In questo momento, oltre a dispiacermi e a disperarmi sinceramente per tutti gli splendidi e capaci colleghi che la scuola è destinata a perdere, con le parole decido di fermarmi qui. In questi mesi ho versato fiumi d’inchiostro ed esaurito metà delle mie corde vocali per denunciare, punto per punto, questo osceno atto criminale chiamato “Buona Scuola”. Ma ora basta: i frutti di questo scandalo che molti di voi – col vostro sostegno alla riforma nella convinzione che fosse la giusta rivoluzione/punizione verso quegli schifosi degli insegnanti, nonché col vostro silenzio – hanno contribuito a realizzare, li vedrete e li raccoglierete/raccoglieremo l’anno prossimo. Una sola raccomandazione: quando vi lamenterete, non venitemi a cercare. Ve lo dico sin da ora, sarò sordo.
Per il resto, per quanto mi riguarda, continuerò a lavorare come sempre, nell’unico modo in cui sono capace: nella convinzione che non esiste scuola senza cooperazione, equità, rimozione degli ostacoli sociali, educazione alla libertà. E succeda quel che succeda.
Io a me stesso, non ci rinuncio.

RL