Tutti i segreti di 8 ½

Oggi si parla nientepopodimenoche di Sua Maestà Federico Fellini, vincitore di cinque dico cinque premi Oscar, una delle poche persone nella storia dell’umanità ad aver trasformato se stesso in aggettivo presente nel dizionario della lingua italiana (come troviamo machiavellico troviamo pure felliniano).
Insomma, mica bruscolini.
Va da sé che mica è facile parlare di Sua Eccellenza Federico, c’è da perdersi e da farsi venire le vertigini, mica scherzi.
Allora, onde evitare pericolosi effetti vortice, restringiamo il campo e scegliamo di questionare del capolavoro maximo del Maestro: quel misterioso e splendido 8 1/2 che è da sempre la pellicola felliniana più celebrata, uno dei film più citati e imitati della storia del cinema.
Un film che parla di un regista che deve girare un film e, nel frattempo, tra una suggestione e l’altra, si addormenta spesso e volentieri e spesso e volentieri sogna. Tre piani di narrazione  che si fondono e si confondono in un caleidoscopio vertiginosamente suggestivo.
Un film pieno di segreti e curiosità. Che oggi in questo post, almeno quelli di cui siamo a conoscenza, cercheremo di svelarvi.
Il film prima di tutto ha ovviamente uno spunto autobiografico. Il protagonista, interpretato dal superbo Marcello Mastroianni, è l’alter ego di Fellini. Si trova a Chianciano, il personaggio del film, alle terme per curare lo stress e ripartire nella produzione del film che dovrà girare alla fine della degenza. Anche Fellini, dopo aver girato Le tentazioni del dottor Antonio, stressato e in carenza di ispirazione, trascorse due settimane a Chianciano per rigenerarsi e ripartire.
Proprio a Chianciano Fellini scrive la prima bozza del soggetto, la spedisce al produttore Rizzoli che fa partire il progetto. Solo che tornato da Chianciano, gli arriva un biglietto di auguri per il film che deve girare. E Fellini, che evidentemente nonostante le due settimane termali non aveva ancora superato lo stress, non ricordava assolutamente che diavolo di film dovesse girare.
Un lapsus provvidenziale: proprio questa fu l’intuizione geniale del film, ovvero mettere al centro non semplicemente un uomo in cura a Chianciano per vincere lo stress, ma un regista che non ricorda che film deve girare. 
Un titolo così strano, 8 1/2 appunto, può prestarsi a qualsiasi interpretazione possibile, visto che sembra non avere nulla a che fare con nessun episodio raccontato nella storia.
E’ autobiografico anch’esso. Prima di questo infatti, Fellini aveva girato “sette film e mezzo”, vale a dire sei lungometraggi, due episodi in film collettivi e una “co-regia” assieme a Lattuada (Luci del varietà). Era quindi il suo ottavo film e mezzo.
Molte delle scene del film, compreso il celeberrimo finale dove, con la splendida musica di Nino Rota, appaiono in una specie di sogno carnevalesco tutti i personaggi dell’immaginario del protagonista, prendono spunto da episodi effettivamente sognati da Fellini, che aveva proprio l’abitudine di appuntarsi la mattina appena sveglio i sogni appena fatti, spesso addirittura di disegnarli, e poi riproporli nelle sue pellicole.
In realtà Marcello Mastroianni fu la seconda scelta. Inizialmente Fellini aveva pensato a Charlie Chaplin. L’amante del protagonista invece, fu interpretata da Sandra Milo, che nella realtà era davvero l’amante di Fellini.
Una sceneggiatura di 8 1/2 non è mai esistita. Solo fogli di varie versioni del soggetto, continuamente cambiato e aggiornato.
Spesso gli attori arrivavano sul set senza avere la minima idea di cosa dovessero fare. Alle volte, invece delle battute (che non c’erano), pronunciavano dei numeri, per poi essere ridoppiati in sede di montaggio.
Nessuno degli attori ebbe quindi mai chiara la trama del film finché non lo vide finito e montato.
Per paura che il pubblico non capisse una trama così complessa e surreale, la produzione fece uscire una versione in cui le scene oniriche, che si svolgono nei sogni del protagonista, erano virate seppia, per distingurle dal piano narrativo della realtà.
Questo nonostante fossero già abbondantemente sovraesposte per decisione, in sede di ripresa, di Fellini e del direttore della fotografia.
Sovraesposizione che però, a riguardare il film oggi, non si vede, causa un cattivo restauro operato sulla pellicola in bianco e nero.
In ogni caso, nonostante tutti i timori dei produttori, il film fu un immediato successo planetario. Oltre che il diluvio di premi ricevuti dalla critica, fu anche un grande successo commerciale.
Oggi, dalle classifiche stilate dai critici e dai professionisti del settore, è universalmente riconosciuto come uno dei migliori dieci film mai girati in tutta la storia del cinema.
Niente male per un film con un attore di ripiego nel ruolo del protagonista, un film senza alcuna sceneggiatura e che, il suo regista, manco si ricordava di dover girare…

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