Riccardo Lestini su “Solitudini”

Qui di seguito sono raccolte alcune delle principali dichiarazioni dell’autore sul suo libro, rilasciate durante le presentazioni al momento dell’uscita.

“Ci ho messo dieci anni a scrivere questo libro, ma non riesco a vedere in questo lasso di tempo un qualcosa di eccessivamente lungo. Rifiuto completamente la logica odierna secondo cui un prodotto – un prodotto qualsiasi, un computer, un disco, una lavatrice, un libro – debba essere realizzato e soprattutto consumato nel più breve tempo possibile. La rifiuto in generale, ma quando si parla di letteratura, la ‘lentezza’ diventa un simbolo da difendere. La letteratura ha bisogno di silenzio. I latini parlavano di otium, che non significa ‘non fare niente’, ma significa imporre i tempi dell’anima sulle frenesie del quotidiano. E questi dieci anni sono semplicemente il tempo della mia anima…”

 

“Questo libro è un ‘canzoniere’, non una semplice ‘raccolta’. Cioè non è una sequenza di poesie casualmente combinate, ma un insieme di componimenti raggruppati attorno a un tema comune, che è quello della solitudine appunto. Ovvio che queste poesie sono nate da sole, e mentre le scrivevo non pensavo al libro. Sono nate da sole, e hanno un respiro proprio e un’autonomia che rivendicano con forza. Quindi scrivere, o meglio ‘fare’ questo libro, ha voluto dire anche trovare il filo logico che le teneva insieme…che poi gli scrittori sono sempre gli ultimi a rendersi conto di cosa stiano scrivendo. In ogni caso ha voluto dire questo: trovare un senso alla mia stessa scrittura”

 

“Scrivere questo libro, scrivere un libro in generale, significa letteralmente gettare via la maschera della vergogna. Significa mostrarsi, spogliarsi, mettersi a nudo. Quando si scrive in maniera autentica e sincera, ovviamente. Io non lo so se questo sia un libro bello o brutto, non lo so e non lo posso dire. Posso però dire che senza dubbio è un libro sincero”

 

 

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