Il bello di essere italiani

Cittadine e cittadini italiani,
così anche il 2010 se ne va, portandosi via scorie di sofferenze, croste di delusioni, frammenti di bei ricordi personali e chili di frustrazioni collettive.
Perdonatemi, ma non ho niente da augurarvi con questo misero e frettoloso discorso. Non ho statistiche da stilare, riepiloghi e sintesi da sfornare, né propositi e speranze da snocciolare come preghiere del mattino. Davvero niente da dire, se non che siamo in Italia e siamo italiani.
È bello essere italiani.
È bello nascere e crescere nel paese con il più grande patrimonio storico e culturale del mondo e fregarsene, fregarsene di brutto. Fregarsene se i nostri monumenti vengono deturpati, abbandonati al degrado più tetro, alla privatizzazione selvaggia, alla speculazione più cinica. Fregarsene se crolla mezza Pompei. Fregarsene se proprio noi italiani siamo i primi a ignorare l’entità di tali patrimoni. In fondo sono solo due quadri, quattro monumenti, tre chiese, cinque rovine e una decina di libri che tutto il mondo ci invidia. Perché investire sulla cultura? Perché investire sull’arte? Chi se ne frega?
È bello essere italiani.
È bello nascere e crescere in un paese dove gli scioperi sono tutti concordati, annunciati, revocati, a orari alterni per non creare disagi. Dove lo strumento sciopero è stato svuotato di qualsiasi significato.
È bello essere italiani.
È bello nascere e crescere in un paese dove le proteste durano il tempo di un fiammifero, dove le ondate di rabbia si spengono con una partita di calcio. Vista la situazione economica si potrebbe tranquillamente gridare “precari, unitevi”, i numeri ci sarebbero. Ma siamo in Italia, il paese dove la logica del proprio orticello personale, del mors tua vita mea vince sempre e comunque.
È bello essere italiani.
È bello nascere e crescere nel paese più ignorante e analfabeta d’Europa, dove le scuole cadono a pezzi, dove l’università è abbandonata a se stessa, dove lo studio è considerato roba da imbecilli, dove l’essere colti è sinonimo di pazzia, dove l’ignoranza è una virtù, dove la maleducazione è simbolo di potenza.
È bello essere italiani.
È bello nascere e crescere nel paese più maschilista d’Europa, dove si è ciò che si appare, dove la donna è giudicata in base alla sua bellezza, dove alla donna si chiede solo di sorridere, dove tette e culi contano più delle competenze.
È bello essere italiani.
È bello nascere e crescere nel paese più cattolico e meno religioso del mondo, dove l’ipocrisia è la normalità, dove la mattina si prega e la sera si va a mignotte, dove si condannano gli omosessuali e si prendono a calci i senza tetto, dove la carità si fa in serate di gala e l’odio razziale si urla dentro i bar.
È proprio bello essere italiani. Bello vivere in un paese che genera, sostiene e alimenta Berlusconi. Un paese che vota Berlusconi perché lo invidia, invidia le sue truffe, si identifica nel suo sfrenato individualismo, sogna i suoi festini e le sue mignotte, vorrebbe i suoi soldi criminali, che si rispecchia nella sua volgarità. Un paese dove è ormai inutile chiedersi come sia possibile che un soggetto irriso, deriso e vissuto come un’anomalia dal resto del mondo, in Italia stia governando da vent’anni. Inutile, perché la risposta è semplicissima e imbarazzante: Berlusconi è l’Italia e Berlusconi è gli italiani. Un paese che insegna ai propri figli la truffa sin dall’infanzia (un ragazzo che copia a scuola non viene punito, ma esaltato dai suoi genitori: “grande figliolo, hai fregato quel coglione del prof!”), che insegna la prevaricazione e il raggiro, che ha il culto della scorciatoia (per trovare lavoro si cercano le conoscenze e non le competenze), che disprezza regole e leggi (chi se ne frega dei limiti di velocità? Questa strada è diritta…la legge è sbagliata e io la infrango…), che continua a preferire Barabba a Gesù, da chi può essere governato se non da Silvio Berlusconi?
È proprio meraviglioso essere italiani, un paese dove l’opposizione è incapace di elaborare una linea politica e un’idea concreta di stato e governo, ma solo di cercare confusamente alleanze e di arrabattarsi a cavalcare questa o quell’altra rivendicazione (vedi Partito Democratico), dove l’opposizione è tale solo se urla e sbraita (vedi Di Pietro e Grillo), dove i grandi opinionisti si chiamano Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri.
È straordinario essere italiani.
Buon anno a tutti,
Riccardo Lestini

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *