Lettera quasi d’amore

Dovevo dirtelo da tempo, ma te lo dico adesso, adesso che te ne sei andata, che davvero non so più chi sei né chi tu sia stata. Non ho domande da farti o spiegazioni da chiederti, né parti di me entrate in casa tua da reclamare indietro. Sei andata via, non so perché e non mi importa. Non mi importa più. Voglio soltanto dirti cose di me che non hai mai saputo, mai chiesto e mai capito. Cose che forse potevano salvarci. Per questo le dico non solo a te, ma anche a lei, che non conosco ma un giorno arriverà e sarà il prossimo amore della mia vita.
A te che sei andata via dico che non lo so cos’è l’amore, ma ti amavo, mi commuoveva il tuo seno e questo bastava. Ti amavo senza schemi, senza calcoli, senza perché e senza futuri, e i miei trenta e passa anni non bastavano a misurare il tempo di un bacio, a decidere quando smettere di accarezzarti. Ti amavo e amarti voleva dire soltanto cadere nei tuoi occhi e farti l’amore fino all’alba. E fanculo i lavori, le responsabilità, il buonsenso. A te che arriverai dico che non saprò mai cos’è l’amore, ma ti amerò, mi commuoverà il tuo seno e questo basterà. Non farò schemi, calcoli, non mi chiederò perché e non penserò mai al futuro, i miei trenta e passa anni non basteranno a misurare il tempo di un bacio, a decidere quando smettere di accarezzarti. Amarti vorrà dire soltanto cadere nei tuoi occhi e farti l’amore fino all’alba.
Perché sapete, io non lo so davvero cosa sia la soddisfazione di vivere, non sono capace a fare spazio alla serenità perché mi rimbocchi le coperte e mi racconti una favola qualunque per farmi dormire. Io la notte non dormo, non ci riesco. E il giorno non so appagarmi. Io sono un cacciatore e cerco e cerco e cerco. Cerco l’armonia di giornate piene di sole e di speranza, cerco l’alito improvviso tra collo e guance che ti proietta sospeso tra terra e mare, cerco l’ubriacatura indicibile di quell’attimo eterno di felicità. Cerco e appena trovo devo ripartire, cercare ancora, mai sazio, mai domo, mai appagato. Perché la vita è una ricerca e io non so fermarmi.
Per questo ho amato amarti e per questo amerò amarti. Perché non mi bastavi mai e perché non mi basterai mai. Perché quella febbre improvvisa e repentina che unisce e divora e inghiotte due corpi smaniosi uno dell’altro e che chiamiamo amore, è scalata straziante e stupenda verso un assoluto mai pieno, mai colto, che se vuoi essere vivo, se vuoi amare, ti costringe, una volta raggiunto, a gridare ancora.

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