La ragazza del lago

La ragazza del lago aveva vent’anni, occhi immensamente grandi e odorava di vento tra i capelli la notte che Pierrot si presentò a lei senza lacrima ma con una valigia piena di parole che le avrebbero fatto battere il cuore. E glie le regalò una dopo l’altra, quelle parole, perché il cuore della ragazza era freddo e aveva bisogno d’essere scaldato al fuoco delle emozioni. Poi Pierrot sparì nell’autunno che arrivava urlante. A lei lasciò le parole, lui si tenne nostalgia e malinconia e il peso dei suoi anni, che non erano venti, ma cento.

La ragazza del lago aveva sempre vent’anni e occhi increspati di smania di vivere quando Pierrot tornò da lei, biancovestito e lacrimoso, e scalò la sua finestra per darle scampoli d’amore. La bagnò di dolcezza e la ragazza sorrise. Avrebbe voluto baciarla, ma non lo fece, perché l’avrebbe sporcata col suo viso imbiancato e perché i suoi anni correvano via troppo veloci e lui non voleva imprigionarli nell’immobilità dei suoi. Pierrot sparì di nuovo portandosi via la dolce tristezza d’un bacio mai dato, promettendo che sarebbe tornato ogni volta che lei l’avesse voluto.
Aveva ancora vent’anni la ragazza del lago, ed era estate, quando di nuovo Pierrot arrivò e la strinse piano perché la ragazza era una conchiglia, e le conchiglie vanno strette con dolcezza. Lei s’abbandonò a lui e disse “sono triste”. Lui la cosparse di nuove parole e lei tornò a sorridere. Di nuovo avrebbe voluto baciarla e di nuovo non lo fece. “Vorrei amarti”, le sussurrò così piano che lei non sentì, ma glie lo fece capire accarezzandole la pelle levigata come una pietra del mediterraneo. Lei ricambiò incollandogli addosso i suoi occhi immensi, e c’era amore, amore e nient’altro nelle sue pupille. “Ma è difficile…”, proseguì Pierrot, “Sei una principessa, un’alga di lago che fluttua in ogni mio pensiero…e non si può costringere una principessa ad amare un mostro dal viso imbiancato, con una lacrima perenne stampata sotto l’occhio. Ma posso essere il tuo menestrello se vorrai, il tuo cantastorie ubriaco, il tuo serbatoio infinito di storie e parole e musica per te e per te soltanto, se vorrai. Chiamami alla tua finestra, e io verrò, oggi e per sempre”. Lei lo accarezzò senza paura e scrollando quei capelli che sapevano di grano sorrise emozionata, un’emozione che Pierrot non capì. Allora Pierrot disse: “Adesso chiuderò gli occhi…quando li riaprirò se tu sarai ancora qui saprò che non hai paura e neanch’io avrò più paura dei tuoi capelli…”. Chiuse gli occhi. Aspettò. Poi disse: “Posso riaprirli adesso?”.

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