Italia paese ridicolo

Siamo circondati di macerie, macerie morali e civili, cocci rotti di coscienza, frantumi di civiltà, sbiaditi reperti d’intelligenza.
Ma che razza di paese è mai questo, dove si muore senza giustizia alcuna, dove tragedie e commemorazioni si trasformano in assurde parodie di serate di gala, dove la necessaria assistenza diventa beneficenza ed elemosina?
Un paese di disarmante stupidità, dove ci si appassiona per anni con smania febbrile ad Amanda Knox e a Raffaele Sollecito, mentre si chiudono gli occhi davanti al corpo torturato di Stefano Cucchi. Dove davanti all’evidenza assoluta di un pauroso pestaggio mortale non si leva un solo giudizio netto, assolutamente indignato.
Un paese di allucinata ignoranza, che dibatte per mesi, animato e appassionato, su personaggi imbarazzanti come Moggi e Corona, e che con l’ottusità dei muli nega i pestaggi di Genova, l’omicidio di Carlo, l’omicidio di Dax.
Un paese spaventosamente silenzioso ed egoista, dove a nessuno importa niente della Thyssenkrupp, delle infinite morti sul lavoro, dove mentre uomini e donne muoiono per portare a casa una sudata busta paga, si bestemmia nel traffico alla ricerca forsennata di un parcheggio per non perdersi l’inizio della puntata serale del Grande Fratello.
Un paese tetro e mortifero, dove si permette ai più beceri politicanti di urlare e sbraitare come se il parlamento fosse lo studio della più squallida televendita. Dove senza indignazione alcuna si permette a un governo vergognoso di attentare alla costituzione, alla magistratura, all’uguaglianza, di promuovere leggi ad personam con la sfrontatezza dei bulletti di borgata.
Un paese che accetta passivamente le ronde, la pornografia degli spot pubblicitari, la mortificazione del corpo femminile. Un paese che vuole credere alle favole e prosperare beatamente nell’ignoranza.
Un paese dove c’è gente che si permette di sventolare vessilli del ventennio, di esibirsi fieramente in saluti romani, di inneggiare orgogliosa alla violenza fascista.
Un paese dove c’è gente che si bea delle piccole truffe quotidiane ed erige a miti assoluti i grandi truffatori. Gente che si crogiola nel non fare lo scontrino al bar, nell’applaudire i figli che prendono otto copiando, nel truccare i curricula.
Un paese dove c’è gente che esulta nel vedere il volto di Berlusconi sfregiato da una statuetta. Gente che ha il coraggio di chiamare “rivoluzione” il gesto inconsulto di un povero squilibrato. Gente che ha il coraggio di vedere in quel gesto assurdo una “giusta vendetta”. Ma vendetta di cosa? Vendetta per le leggi ad personam, per le ripetute violenze di stato? È la cosa più stupida che si possa pensare. Pensare questo, pensarla così, non ci differenzia molto (anzi non ci differenzia affatto) dai leghisti che chiedono la distruzione delle moschee, che chiedono di prendere a colpi di cannone i barconi dei migranti.
Troppo alto davvero il concetto di “rivoluzione” perché le misere menti che popolano questo paese sanguinante possano comprenderne il significato. E senz’altro non è di vendette, né di violenze, che abbiamo bisogno.
C’è bisogno di coraggio, civiltà, umanità. Concetti ormai spariti dal nostro vocabolario, concetti ormai avvolti nei tristi sudari della stupidità imperante.

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