Fa freddo e non mi va

Arriva il freddo e non mi va, arriva il freddo e anche questo mi fa soffrire, a me che pure il freddo piacerebbe da impazzire, ma non questo qui. Questo è freddo liquido come ogni cosa che ci circonda, liquido come questo mondo e questa società orrenda, vitrea, putrescente, annegata in un eterno presente che annienta la memoria e non contempla il futuro, dove niente è vero perché tutto è vero. E allora mi prende una tale malinconia che l’unica cosa che vorrei sarebbe scapparmene nel 1994, nell’estate di Roby Baggio e Pasadena, in spiaggia, di notte, tra anfibi e chitarra, ai piedi e negli occhi di una ragazza che mi piace da impazzire, e anche a lei piaccio da impazzire, ma non so cogliere nessuno dei mille messaggi che mi manda, talmente innamorato da non afferrare nemmeno uno dei suoi sguardi che mi spezzano il cuore implorando un bacio, talmente innamorato da non saper far altro che parlarle di Heart Shaped Box dei Nirvana e chiederle ma tu dov’eri, quando hai saputo di Cobain. E lei che fra mille lacrime, perché Kurt ci ha lasciati tutti orfani, mi chiede di leggerle le mie poesie e va a finire che la notte passa così, sull’altalena del bagnasciuga, a sfogliare i quadretti del mio quadernino a spirale dove stanno scarabocchiati centinaia di versi grondanti sangue giovane e ingenuo e stupendo. Non volere altro che scappare e tornare lì, a quella notte del millenovecentonovantaquattro, dentro il disagio cosmico di quella adolescenza, dove tutto era vivo e vero e dove ancora dovevamo combattere e non avevamo ancora perso…