Luciano Ligabue – “Marlon Brando è sempre lui”

L’esistenza di un rocker emiliano di nome Luciano Ligabue – che poi col tempo lo avremmo chiamato semplicemente “Liga”, come fosse uno di casa – la scoprimmo, io e una marea di altri miei coetanei – sul finire del 1991, quando uscì come singolo quel pezzo fenomenale e molto più che gigantesco che è Urlando contro il cielo (dall’album Lambrusco rose coltelli e popcorn, che una volta preso in faccia il singolo, ce lo saremmo divorato tutto quanto).
Ma più di un anno prima, primavera 1990, quando uscì il suo disco d’esordio chiamato semplicemente Ligabue, non se ne accorse nessuno. Pubblicità scarsa, pochi passaggi in radio, praticamente assente su Videomusic (che all’epoca in tv lei c’era, mica MTV).
Meno male quel singolo un anno e mezzo dopo a regalare il Liga al grande pubblico e a tutta una generazione. La mia.
Perché oltre al fatto che fosse – e sia – indiscutibilmente un grande, del Liga ce n’era bisogno come l’aria. Certo, a livello di rock stavamo messi bene, c’erano i Litfiba ai livelli più alti di sempre e Vasco già planetario e con gli stadi pieni. Tanto per dirne due a caso.
Ma uno come il Liga mancava. Uno che col rock più semplice e asciutto cantasse noi, gli splendori e le miserie della nostra provincia, la polvere dei campetti, la poesia rauca dei bar unti di bestemmie e la polvere dei palazzoni, ci mancava e ne avevamo bisogno come l’aria.
E di tutto questo proprio quel primo album ignorato è uno dei vertici assoluti.
Che culo averlo recuperato. Che poi, tra le altre cose, questo splendido disco fu per ragioni mai chiarite la colonna sonora assoluta del mio primo esame universitario. Era un corso monografico su Goldoni e sto disco lo consumai al punto che ancora oggi, ogni volta che parlo de La locandiera, in testa scatta Balliamo sul mondo.

E a proposito delle singole tracce, ci sono pezzi a dir poco fantastici. Oltre Balliamo sul mondo altre perle immortali come Non è tempo per noi, Bambolina e barracuda, la struggente Piccola stella senza cielo, la monumentale Bar Mario.
Ma tra tutte io scelgo questa, Marlon Brando è sempre lui, perché nessuna questa fotografa quelle sere stinte a cavallo tra due decenni sfiatati e sfiancati, i pochi spiccioli polverosi per un cinema d’estate tra una rotonda e una spiaggia, una ragazza e quella voglia di sentirsi eroi, snocciolare citazioni d’accatto e, per una sera almeno, trasformare quella maledetta provincia nel più luminoso Sunset Boulevard possibile…

che questa sera voglio far l’amore,
prima però portami a sognare…

#anni90
#gliAnniNovantaInMusica
#jukebox

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