Pasadena 25 anni fa

Ti ricordi la notte infernale di Pasadena?
Ti ricordi oggi, venticinque anni fa?
Avevi 17 anni in quel 1994 maledetto che ci aveva strappato via Kurt Cobain, l’unico cantore che la nostra generazione disperata&abborracciata avrebbe potuto rivendicare come proprio.
Ti ricordi, ragazzo, quell’estate bruciante dove con gli anfibi in spiaggia e le magliette stinte dei Doors addosso c’era chi confondeva Jim Morrison e Val Kilmer, in un festival di equivoci e ritardi spazio temporali per cui ai nostri tentativi fallimentari di fare la rivoluzione suonando (e piangendo e gemendo) “Rape me”, i jukebox rispondevano con gli Ace of Base.
Ti ricordi, teen spirit, le macerie della prima repubblica, i cocci di Tangentopoli cui ci illudevamo d’aver partecipato e contribuito, Lupo Alberto e Sarajevo, Berlusconi sceso in campo e altre poco trascurabili tragedie.
Ti ricordi, sì, ricordi. Ricordi quella vita ancora informe, il futuro insondabile e spaventoso ma già schiacciato da quel passato che non avevamo mai vissuto. Ricordi gli amori disperati, i miraggi di Nina perduta in una Germania di colpo non più divisa, nelle pieghe di un’età adulta che proprio non voleva venire, un diploma ancora da prendere e gli interrail ancora da assaltare.
Ti ricordi, ragazzo, che cielo, d’estate, a 17 anni? Ti ricordi il vento e quei libri appena scoperti – Kerouac, Ginsberg, Marquez, Campana, Rimbaud… Rimbaud… Rimbaud… e come Rimbaud e Verlaine sognavamo, sotto quel cielo e quell’estate e quei 17 anni, di andarcene zingari e perderci e scrivere almeno un verso nel fumo di una bettola di Soho.
Ti ricordi, amico, mia lacrima indimenticabile, ricordi chi c’era, ricordi che proprio su quella sabbia dorata F. sarebbe andato per non tornare mai più, ricordi che c’erano gli amici sbronzi e Roberto che danzava sugli scogli, ricordi Elena, dio mio Elena, la sua gonna e tu quella notte, proprio quella notte infernale di 25 anni fa, ne sentisti l’odore ed era odore di donna che non avevi mai sentito, così diverso dal profumo di ragazza, ubriacante più del vino frizzante con cui ti avvelenavi nei mille incendi delle periferie maledette dove senza volerlo eri cresciuto.
E in questo ardere continuo, ricordi, c’erano i mondiali americani e Roby Baggio – oh, Baggio! – proprio lui, che come il mistico incantatore aveva trasformato la peggior partita del secolo e il mondiale più insipido della storia nella più clamorosa delle epopee tirandoci giù dall’aereo, indovinando un angolo impossibile tra una selva di gambe nigeriane e gigantesche. E che poi, sempre lui, divino e aereo come un verso di Leopardi, mentre Pizzul impazziva e impazzava nel delirio DinoRoberto e RobertoDino, aveva segnato dalla linea di fondo schiantando la Spagna e poi aveva fatto a pezzi la Bulgaria trascinandoci nella più inverosimile della finale.
Ti ricordi, ragazzo di allora e voce a fatica ancor viva, la ricordi, la finale nella notte infernale di Pasadena, oggi, proprio oggi, esattamente oggi, 25 anni fa? Ricordi il sudore, le urla, Baresi il gladiatore che ringhiava con il menisco appena operato, ricordi le botte e i cerotti e i nostri eterni anfibi e, ovviamente, “Heart shaped box” tra il primo e il secondo tempo, ricordi la danza della pioggia e la saponetta sul palo di Pagliuca, ricordi il vino e la birra e il fumo e le bestemmie, ricordi l’assurdità dei rigori, ricordi l’assurdità di Baggio – proprio lui, ancora lui, sempre lui – che spara la palla nei cieli della California consegnando la coppa ai brasiliani e tu, ragazzo, che non sapevi se piangere per quel rigore sghembo o per l’odore di quella gonna e quella notte dove avresti provato a impararla per poi andartene all’alba a piedi scalzi che no, non si può essere seri a diciassette anni.
Oh ragazzo, sei tu, ancora tu ragazzo, che ancora oggi ricordi quella notte di venticinque anni fa, che ancora oggi tremi e smani e non ti lasci stare, che ancora oggi cerchi l’epica di un rigore sbagliato mescolato all’odore di una gonna per sentirti nel vento e nel sole e nel tutto…

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