Tempo che passa

C’è quello splendido film di Francesca Archibugi, “Mignon è partita”. Nell’ultima sequenza è ormai finita l’estate, la bella Mignon sta per l’appunto partendo e il protagonista, un ragazzino, prova a inseguirla per dirle che l’ama ma la sua corsa si interrompe ancora prima di cominciare, perché non riesce più a passare tra le grate del cancello come aveva sempre fatto da quando era bambino.
Una simbologia semplice, eppure meravigliosa ed emotivamente devastante, del tempo che passa.
Lo vidi per la prima volta durante la quinta ginnasio (uno dei molti film che quell’anno ci fece vedere il nostro professore di lettere), a quindici anni appena compiuti, la stessa età del protagonista, il tempo in cui anche per me, in maniera splendida e crudele, esaltante e alienante, le grate dei cancelli si facevano di colpo troppo strette.

C’è anche una bellissima canzone di Jovanotti, “Mario”, dedicata al padre e, in particolare, al giorno in cui portò Lorenzo (all’epoca un ragazzino, la stessa età del ragazzino di “Mignon è partita”) al funerale degli agenti della scorta di Aldo Moro. C’è un verso di quella canzone che mi ha sempre colpito molto: “mentre io crescevo tre centimetri l’anno lui era sempre uguale”.
Anche qui, una semplicità disarmante e una profondità vertiginosa per descrivere e centrare il rapporto padre/figlio, il padre visto dal figlio e, per l’appunto, il tempo che passa.

Oggi mi sono tornate in mente entrambe, “Mario” e “Mignon è partita”.
Con mia figlia sono tornato dopo molto tempo ai giardini dove la portavo sempre da neonata, durante il suo primo anno.
C’è questo mini ponte in legno e in salita che porta alla piattaforma dello scivolo, sopra cui lei ha gattonato per mesi. E ogni giorno, a guardarla gattonare lì sopra, mi sembrava piccolissima e quel mini ponte immenso, gigantesco.
Oggi, più di un anno e mezzo dopo, l’ho vista correre, percorrere sicura quel mini ponte, sbranarlo come solo i bambini sanno fare.
E mi è sembrata di colpo grande, le gambe già lunghe e decise. E quel mini ponte mi è apparso di colpo piccolo piccolo.
E chissà, ho pensato, chissà come tutto sarà apparso ai suoi occhi, se quel mini ponte in maniera confusa sarà stato una sorta di primo cancello dalle grate improvvisamente strette. Di sicuro io ai suoi occhi, proprio come in “Mario”, sarò apparso “sempre uguale”, mentre lei cresce molto più di “tre centimentri l’anno”.

E ho pensato che proprio quando il tempo sembra fermarsi e tutto sembra immobile, ecco che ricomincia a scorrere nelle gambe e negli occhi dei figli.
E il tempo che passa, di colpo, è un assurdo piacere vederlo passare..

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