I segreti e i misteri di Palazzo Vecchio

Oggi vi porto a Palazzo Vecchio, lo splendido edificio trecentesco che giganteggia su piazza della Signoria e che, da sempre, è uno dei simboli più conosciuti e riconoscibili di Firenze.
La città di Firenze alla fine del XIII secolo, nell’area più centrale ed edificata della città, proprio dove al tempo della romana Florentia sorgeva l’anfiteatro (i cui resti sotterranei sono oggi parzialmente visitabili), prese la decisione di costruire un palazzo che potesse assicurare ai magistrati fiorentini, in tempi quanto mai turbolenti (siamo negli anni dello scontro tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri, delle ingerenze di papa Bonifacio VIII nella politica fiorentina, del priorato e dell’esilio di Dante Alighieri), un’efficace protezione.
Tradizionalmente attribuito ad Arnolfo Di Cambio (lo stesso architetto della basilica di Santa Croce e della cattedrale di Santa Maria del Fiore), fu inizialmente chiamato Palazzo dei Priori, mentre a partire dal XV secolo, con la trasformazione di Firenze da comune a signoria, divenne, appunto, Palazzo della Signoria. E infine, quando per ragioni di sicurezza i Medici trasferirono le stanze del potere a Palazzo Pitti, venne ribattezzato Palazzo Vecchio.
Tuttora sede dell’amministrazione comunale ospitò anche, ai tempi di Firenze capitale, il Parlamento del Regno d’Italia.
Va da sé che un palazzo con una simile storia sia un’autentica miniera, oltre che di meraviglie, anche (soprattutto?) di curiosità, segreti e misteri. Così tanti che è decisamente impossibile esaurirli tutti in un piccolo post come questo, in una semplice “gita”.
Intanto vediamone alcuni, ovviamente con la promessa che vi porterò ancora, in futuro, dentro queste stanze meravigliose.
La prima stranezza la vediamo senza nemmeno entrare, nella sua stessa struttura. Osservandolo infatti attentamente, possiamo subito notare come sia asimmetrico, cosa decisamente singolare per l’epoca, caratterizzata da architetture dalla geometria semplice e lineare. Il motivo non va ricercato in chissà quale amore per la stravaganza, ma risponde a una pura necessità pratica. Per costruirlo fu necessario infatti procedere a diversi abbattimenti: ma se da un lato (quello che guarda verso il Duomo) fu sufficiente demolire alcune abitazioni, dall’altro (quello oggi occupato dagli Uffizi) c’era la chiesa di San Pietro Scheraggio, cui la cittadinanza era particolarmente affezionata e che quindi non fu possibile abbattere (fu demolita secoli dopo, con la costruzione degli Uffizi, e della sua esistenza restano solo due piccole colonne ancora oggi visibili in via della Ninna, la minuscola stradicciola che separa Palazzo Vecchio dagli Uffizi). Perciò il palazzo fu costruito non avendo a disposizione lo stesso spazio su ambo i lati.
Altra stranezza la troviamo sempre in esterno, nelle merlature. Quelle del ballatoio sono guelfe, mentre quelle della torre, a coda di rondine, sono ghibelline. Stranezza a tutt’oggi inspiegata e probabilmente inspiegabile, visto che il palazzo fu costruito in un’epoca in cui i ghibellini erano stati definitivamente esiliati dalla città.
Rimanendo sempre fuori, ecco spuntare una terza curiosità: proprio all’ingresso, sulla destra, dietro il blocco monumentale del Bandinelli, troviamo un misterioso volto scolpito nella pietra, la cui paternità è tradizionalmente attribuita a Michelangelo. Su questa storia non dico altro, visto che ne ho parlato specificatamente in un altro articolo e a quello vi rimando (http://www.riccardolestini.it/2017/05/michelangelo-e-il-volto-dello-scocciatore/).
Se entriamo dentro, ecco subito servito il mistero per eccellenza: nello splendido Salone dei Cinquecento, troviamo il celebre dipinto “Battaglia di Marciano della Chiana” del Vasari, dove per mano del pittore è scritto un enigmatico “Cerca – Trova”, che da secoli fa impazzire gli studiosi.
L’unica cosa certa è che il dipinto fu commissionato a Vasari per rifare la decorazione del salone, compromessa dai danni subiti dall’affresco della “Battaglia di Anghiari”, eseguito decenni prima da Leonardo Da Vinci che però, a causa della inadeguatezza della tecnica, si era sgretolato rapidamente.
La leggenda vuole che Vasari abbia nascosto i resti dell’affresco di Leonardo sotto un nuovo intonaco, e che la scritta “Cerca – trova” alluda proprio alla “Battaglia di Anghiari” perduta. Studi e ricerche non hanno portato a niente. E probabilmente, invece che doppi intonachi e doppie pareti, la scritta “Cerca – trova” è semplicemente un feroce scherno verso un gruppo di ribelli fiorentini che, durante la battaglia di Marciano, alleandosi con Siena in funzione antimedicea, cercando la libertà trovarono invece la più atroce delle morti.
Andando avanti, nella sala di Ercole troviamo la “Madonna col bambino e San Giovannino”, dipinto di incerta attribuzione (le fonti più accreditato indicano l’autore in Sebastiano Mainardi), meglio conosciuta come “Madonna dell’Ufo”, in quanto sullo sfondo è chiaramente visibile un oggetto volante non identificato, un disco grigio che emette raggi dorati e che somiglia in tutto e per tutto a un Ufo.
Invasioni aliene in pieno rinascimento?
Chissà. Noi per ora andiamo a prendere un caffè e ci fermiamo qui.
E vi aspettiamo per una nuova gita a Palazzo Vecchio.

#FirenzeMagica
#storieRiccardoLestini

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