La strana storia del balcone alla rovescia

La premessa è sempre la stessa: Firenze è una miniera di tesori pazzesca e inesauribile, e più o meno chiunque ci si trova dentro la prima volta ne resta rapito e tramortito. Talmente rapito e talmente tramortito che quasi mai c’è tempo di fermarsi, respirare e abbandonare i percorsi più consueti e conosciuti, i tesori più celebri, per abbandonarsi alle mille curiosità, alle mille stranezze e ai mille tesori ignoti che questa città regala a ogni angolo.
Una di queste storie nascoste e bizzarre la troviamo al civico 12 di Borgo Ognissanti (pieno centro, parallela ai lungarni “di qua” e a un tiro di schioppo dalla stazione di Santa Maria Novella). Si tratta dell’assurda “terrazza al contrario”, o “balcone alla rovescia”, come era chiamato anticamente. Assurda perché, come vedete nella foto qui sotto e come la descrisse il grande Guido Carocci a inizio ‘900: “Ciò che è singolare, cotesta terrazza ha tutte le sue parti costruttive e decorative collocate nel senso inverso a quello normale: così le mensole di sostegno hanno la parte destinata ordinariamente a servire di appoggio inferiore addossata alla terrazza, i pilastrini del parapetto capovolti ed ogni altra parte collocata alla rovescia”.
Che a Firenze siamo strani, è certo. Ma a chi è venuto in mente di costruire una terrazza al contrario? E soprattutto perché?
Purtroppo a tutt’oggi non esistono dati certi sull’origine di questa stravaganza architettonica, perciò possiamo soltanto far riferimento alle congetture e alla tradizione popolare.
Una tradizione che fa risalire il tutto al 1533, anno in cui il duca Alessandro I de’ Medici emanò una disposizione che, per il doppio scopo di risolvere il problema delle vie troppo strette della città e armonizzare l’arredo urbano, vietava nuove costruzioni di mensole e balconi sporgenti. Pare che il proprietario del palazzo, tale Cristofano Baldovinetti, volesse a tutti i costi costruire un balcone che si affacciasse sulla via, e che nonostante la restrizione e i continui dinieghi di Alessandro I, abbia cominciato a tormentare il duca con richieste continue e sempre più pressanti.
Una sorta di stalking ante litteram. Al quale alla fine Alessandro I, esasperato, cedette concedendo la costruzione al Baldovinetti ma, con il tipico sadismo mediceo, a patto che la terrazza fosse costruita “alla rovescia”. Stando però a quanto si racconta, ser Baldovinetti fu più maligno dei Medici, e prendendo alla lettera l’ordine di Alessandro si fece costruire un balcone impossibile. Al contrario, per l’appunto.
Tuttavia, in questa vulgata popolare c’è più di un problema. Prima di tutto ai tempi di Alessandro I il palazzo in questione non era di proprietà del Baldovinetti, ma della famiglia Vespucci. Quindi se è vero che il balcone fu una sorta di risposta provocatoria ai divieti medicei, l’artefice non poté essere Baldovinetti. Nel 1533 infatti egli non era nemmeno sulla faccia della terra, e rilevò la casa solo nel XVII secolo. Di conseguenza se fu lui a volere la terrazza (che effettivamente, a ben guardare, ha un gusto decisamente secentesco piuttosto che rinascimentale) la cosa non fu per nulla connessa alle disposizioni di Alessandro I.
In conclusione, una tradizione popolare in cui storicamente non torna un bel niente.
Ma resta comunque una bellissima storia. Perciò, per una volta, chissenefrega della verità storica e continuiamo a raccontarla così!

#FirenzeMagica
#storieRiccardoLestini

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