Una storia incredibile

Ho appena letto questa storia, e mi ha fatto letteralmente impazzire.
In Perù, sulle Ande, a 3352 metri di altitudine, nel luogo in assoluto più duro e impervio del paese, vive una comunità perduta e dimenticata, talmente isolata che la sua gente parla esclusivamente il quechua, ovvero un antico idioma Inca. In spagnolo non sanno nemmeno dire ciao.
Nel momento in cui il Perù è tornato a qualificarsi ai campionati del mondo dopo ben 36 anni di assenza, al giornalista Luis Soto è venuta un’idea folle: trasmettere dalle frequenze di Radio Inti Raymi di Cusco la radiocronaca delle partite del Perù, per coinvolgere gli andini nell’emozione collettiva che un intero paese stava vivendo per il ritorno in una vetrina così importante.
C’era però un problema non da poco. A quelle altezze vertiginose, tra rocce e vita durissima, non si è mai giocato a calcio. E siccome una lingua si sviluppa esclusivamente sull’esperienza, in quechua non esiste nemmeno la parola “pallone”, e probabilmente la maggior parte di questa gente non riesce nemmeno a immaginarsi uno stadio.
Ma l’indomito Luis non si è dato per vinto, e si è affidato alla poesia. Ovvero a metafore e similitudini, dotandosi di tutti i “come” possibili.
Così il “giocatore concreto” è diventato colui che “costruisce strade laddove vi erano soltanto sentieri”, e quando una squadra ha un grande collettivo dove tutti giocano per tutti è “come aiutare il vicino a costruirsi un tetto”. E il pallone che si impenna vola in “hanaq pacha”, cioè “nel mondo di sopra”. E la tristezza per la sconfitta contro la Danimarca? “Come se le nuvole si fossero svuotate”.
E per indicare il pallone Luis ha scelto “qara q’ompo”, vale a dire sfera.
A tutto questo si sono affiancati i neologismi. Luis ne ha coniati oltre 500, che poi ha raccolto nel dizionario “Dal calcio al quechua”, messo a disposizione gratuitamente.
Questa comunità conta poco più di 3 milioni di persone, circa il 10% dell’intera popolazione peruviana. Non pochissime, ma tra le più povere dell’intera America latina. Non esattamente i migliori clienti per sponsor e spazi televisivi e radiofonici.
Ma Luis Soto tutto questo lo ha fatto gratis. Completamente gratis. Per dare riconoscimento e rappresentanza alla sua gente.
E poi mi dici che la poesia non serve a nulla…

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