Cosa sta succedendo?

Cosa sta succedendo?
Resta questo, una sola banalissima domanda – semplice, elementare, sgomenta e disarmata – davanti all’ennesimo attorcigliarsi di questa crisi senza fine, di questo spaventoso crack istituzionale in perenna oscillazione tra tragico e grottesco, all’ennesima mossa incomprensibile, all’ennesimo ritorno al punto di partenza, all’ennesimo folle dietrofront.
Una sola domanda che non è senza risposta. Al contrario, di risposte ne ha anche troppe, ma nessuna valida, nessuna sufficiente a capire, a chiarire, a spiegare.
Una sola domanda che ne contiene moltissime altre, in un gioco infinito e vertiginoso di scatole cinesi.
Cosa è successo oggi?
Perché il primo ministro incaricato, ovvero Cottarelli, ha lasciato il Quirinale (dove, bene ribadirlo, non era in veste informale, ma in visita ufficiale con tanto di corazzieri) senza alcuna dichiarazione, né da parte sua né di Mattarella?
Che ne è della annunciata lista dei ministri?
Il progetto del governo Cottarelli è tramontato o è ancora ipotesi percorribile?
E più in generale, che senso ha questa nomina ben sapendo, in partenza, che non c’è la minima possibilità che possa avere una maggioranza?
Si torna davvero a votare? L’ipotesi del 29 luglio è reale o è l’ennesimo depistaggio?
Sono questioni cruciali, che non possono rimanere inevase ancora a lungo, non possono rimanere ancora giorni nel limbo, non possono rimanere nel territorio dell’ambiguità.
Non più.
Per chi, come il sottoscritto, ha la pretesa di analizzare la situazione politica nella maniera più oggettiva possibile, parlare e scrivere sta diventando impossibile.
Ci si sente sempre più ridicoli, a commentare, a vagliare ipotesi, ad ascoltare spiegazioni e posizioni.
Cosa vuol dire Di Maio quando dalla piazza di Napoli grida “lasciateci ripartire”? Che può tornare in pista l’ipotesi politica del governo Lega-Cinquestelle? E del problema Savona cosa ne facciamo? Fanno un passo indietro Lega e Cinquestelle o ritorna sui suoi passi Mattarella? Nell’uno o nell’altro caso, quanto può essere credibile una cosa del genere? E quanto può bastare l’inghippo sul nome di un ministro per giustificare il naufragio di un progetto di governo costruito con così tanta fatica e definito, dagli stessi autori, assolutamente rivoluzionario?
E cosa significano le parole di Di Maio “pronti a dialogare con il Colle per risolvere la crisi”? Cosa ne è della richiesta di impicheament di appena dodici ore fa? Quanto può essere credibile questo improvviso ritorno al dialogo con chi è stato definito “nemico della democrazia”?
E se Salvini viene definito ironicamente “cuor di leone” per non aver voluto procedere all’impicheament, che ne è del contratto di governo?
La Lega dove e con chi sta? Esiste ancora il centrodestra? Quanto potrebbe essere credibile, dopo tutto quello che è successo in questi tre mesi, una simile alleanza?
In questo scenario dove niente è mai definitivo, dove le rotture più clamorose si ricompongono in un niente per poi sfasciarsi ancora, dove è vero tutto e il contrario di tutto, nessuno ha più legittimazione e autorevolezza. Delegittimato il Quirinale, delegittimata la costituzione, delegittimato il parlamento e delegittimati i partiti, non ha più senso nemmeno di parlare di colpevoli e innocenti, di responsabili e irresponsabili.
Infantilismo, pressapochismo e follia grottesca attanagliano il paese da ogni parte come un cancro incurabile.
E se il voto non conta più, non è perché la volontà popolare viene calpestata da presunte violazioni costituzionali, ma perché non c’è chi possa dare risposte minimamente serie a tutte queste domande. O, più semplicemente, perché non esiste più lo Stato.
E nemmeno la volontà di ricostruirlo.

#specialeElezioni2018
#resistenzeRiccardoLestini

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