Cesare Battisti: la giustizia e la verità

Sulla vicenda di Cesare Battisti ho già detto e scritto, settimane fa, a cattura non ancora avvenuta e a latitanza ancora in pieno corso. Ma visto il numero particolarmente alto di persone disattente che – spesso palesemente senza leggere e basandosi esclusivamente sulla foto del terrorista che accompagnava il post – hanno travisato (o voluto travisare) quanto scritto, riprovo a dire come la penso sulla questione, sforzandomi questa volta di essere il più possibile chiaro, breve e schematico.

1- Cesare Battisti è un criminale senza troppo altro da aggiungere. Tanto un terrorista quanto un criminale comune. Come tale merita il carcere e merita di scontare la pena cui la giustizia italiana lo ha già condannato quasi quarant’anni fa. Lo merita senza se e senza ma, e non importa il tempo trascorso e il mutato contesto storico e sociale.

2- La giustizia. Ecco, non c’entra proprio nulla in questa questione il dibattito garantismo/giustizialismo. Senza troppe discussioni o distinguo, l’unico modo per fare giustizia (certo per le famiglie delle vittime ma anche per lo Stato nel suo complesso) è la cattura, l’estradizione e lo scontare la pena in un carcere italiano.
Questo è finalmente accaduto e non possiamo che esserne felici. Punto.

3- Giustizia e legalità sono temi su cui non dovrebbero esserci cappelli politici, su cui le forze politiche non dovrebbero gareggiare né pavoneggiarsi con sfilate aeroportuali francamente di pessimo gusto. E non sono nemmeno questioni che meritano linguaggi da macelleria: la giustizia è il principio di uno stato illuminato, la giustizia sommaria è il volto di uno stato barbaro e incivile.
Ma su questo, almeno per ora, preferisco soprassedere.

4- Giustizia è stata fatta. Ma su una vicenda del genere, c’è inevitabilmente dell’altro che non si può trascurare.
In altre parole: il fatto che Battisti sia stato catturato e rimanga in un carcere italiano fino alla fine dei suoi giorni, non può bastarci.
Almeno non può bastare a chi, come il sottoscritto, ha un senso della legalità per cui, oltre alla giustizia, chiede e pretende anche la verità.
Verità anzitutto storica, in questo caso.

5- Prima di tutto sarebbe indispensabile fare finalmente luce e conoscere in maniera seria e approfondita la rete di protezione internazionale che ha permesso una latitanza così lunga e clamorosa. E non sto certo parlando degli editori libertari che hanno pubblicato i suoi noir né degli intellettuali snob che vantandosi di avere un amico terrorista hanno trascorso anni a proporre petizioni in suo favore.
Sto parlando di altro genere di protezione.
E chi vuole intendere…

6- Sarebbe indispensabile capire perché, non tanto nelle discussioni comuni, quanto negli speciali e nelle dichiarazioni ufficiali, ogni volta che si parla di Battisti viene fuori una parentesi esageratamente lunga sulle Brigate Rosse. Di cui Battisti NON faceva parte.

7- Sarebbe indispensabile capire perché, tanto dai suoi “difensori” quanto dai suoi “cacciatori”, a Battisti in questi quarant’anni sia stata data un’attenzione così enorme e clamorosa, pur non essendo – Battisti – l’unico caso di latitanza o di asilo politico (ricordiamoci che per anni ha beneficiato di questo status, e non solo in Brasile ma soprattutto in Francia), e soprattutto essendo Battisti un terrorista “minore”. Il che non sminuisce i suoi crimini né l’importanza della sua cattura. Ma è indubbio che a terroristi ben più importanti di lui e parimenti latitanti da tempo immemorabile, non è stata riservata la medesima attenzione.
Perché?

8- In questo clima di festa per la cattura di Battisti, ci dimentichiamo che lo Stato italiano ha, a suo tempo, sconfitto il terrorismo grazie a una legge su “pentiti” e “dissociati” e a relativi sconti di pena e programmi di protezione.
Innumerevoli terroristi ne hanno beneficiato.
Mi chiedo e vi chiedo: cosa succederebbe se Battisti avesse delle rivelazioni da fare, rivelazioni tali da catalogarlo come pentito e inserirlo in questi programmi?
C’è un precedente e anche abbastanza recente: il super boss della Banda della Magliana, Maurizio Abbatino, divenne collaboratore di giustizia dopo una lunghissima latitanza.

9- Quando, quando lo Stato si deciderà a scrivere la storia – vera, chiara, incontrovertibile, degli anni di piombo?

Per ora basta così.
Ma tornerò sull’argomento, approfondendo ogni singolo punto.
Un’ultima cosa: questa volta non sarò così tollerante con i travisamenti dei distratti. Tradotto: se qualcuno riprova a commentare dicendo che “proteggo i terroristi, non perderò tempo a rispiegare tutto. Querelo direttamente.

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