Da Kabul a Bagdad

Così questa settimana abbiamo scoperto che Kabul esiste ancora, e ancora è un bagno di sangue.
Che ancora esiste quell’Afganistan in cui tutto, quasi diciassette anni fa, ebbe inizio e in cui tutto non accenna minimamente a finire.
Al contrario, quella linea immaginaria ma tangibilissima, che da Kabul arriva dritta a Bagdad è ancora, addirittura oggi più di ieri, la polveriera del mondo.
Una linea trasformata da terrorismi di ogni genere e da scelte politiche scellerate nella più grande crisi internazionale degli ultimi cinquant’anni. Di cui, ripeto, non solo non si vede la fine, ma tende, mese dopo mese, anno dopo anno, a farsi sempre più tragica e complessa.
Gli attentati che nei giorni scorsi hanno insanguinato l’Afganistan non sono rigurgiti di terrore che tornano a rumoreggiare in aree storicamente disgraziate. Sono l’ennesimo segnale di un discorso mai interrotto, irrisolto e forse irrisolvibile su cui si gioca il destino del mondo intero. E quindi della nostra pelle.
Nonostante questo, da noi, pianeta Italia, il tutto si è sempre ridotto allo slogan grottesco “pro” e “contro” migranti, benché ci sia in ballo qualcosa di molto più gigantesco del problema, certo importante, dell’immigrazione e dell’integrazione.
Non solo la politica tace sapendo di tacere, ma in piena campagna elettorale, danzando sui gusci d’uovo smette di colpo anche di parlare di migranti e sbarchi, per non affrontare argomenti spinosi che potrebbero compromettere l’unica cosa che sta veramente a cuore: la conservazione o la presa del potere. Ovvero il proprio personale destino.
Il destino del mondo invece, evidentemente, può aspettare.

#LuneDiBlog
#laSettimanaInTremilaBattute
#resistenzeRiccardoLestini

***Attenzione: la rubrica “LuneDiBlog” si prende una pausa. Dalla prossima settimana, tutti i lunedì, questo spazio del blog sarà occupato da una finestra di commento sulla campagna elettorale.
Con LuneDiBlog quindi ci rivedremo dopo le elezioni, a metà marzo.
Grazie a tutti!!

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