Pietà a perdere

Lo scorso 24 dicembre, vigilia di Natale, appena prima di “chiudere” il blog per le feste, ho scritto (e pubblicato) un brevissimo post di auguri e di saluti, dove nella parte finale, prima di congedarmi, rivolgevo un pensiero particolare ai migranti di tutto il mondo, alle loro storie spesso e volentieri incredibili, alla loro disperazione. Perché, aggiungevo, al di là del pensiero e dell’ideologia di ognuno, è assolutamente impossibile e inammissibile pensare che abbandonare e lasciar morire esseri umani in mezzo al mare possa essere una cosa anche solo minimamente giusta e sensata.
Ebbene qualcuno, commentando direttamente il post o scrivendomi in privato, mi ha posto domande del tipo: “ma i ‘nostri’ poveri non contano proprio niente?”, “e gli italiani che vivono in miseria vengono sempre per ultimi?”, “e gli italiani senza soldi per festeggiare il natale ce li dimentichiamo?”.
Lasciando stare il fatto che, giusto o sbagliato che sia, non riesco – né sono mai riuscito – a considerare qualcuno “nostro” e qualcun altro “non nostro” (al contrario ho sempre pensato, di nuovo giusto o sbagliato che sia, che ogni essere umano appartenga al mondo intero e a sé stesso), e lasciando stare anche che la mia frase non era né una richiesta né un tentativo di convincervi a pensarla come me, ma una pura e semplice riflessione personale, mi chiedo e vi chiedo: ma perché, che si parli di migranti o di qualsiasi altra cosa, sentimenti come la pietà, la solidarietà o la semplice attenzione verso un determinato argomento debba essere sempre letto e messo in opposizione a qualcos’altro, come se testa e cuore avessero un limite massimo di questioni di cui occuparsi e preoccuparsi?
Ovvero, perché se dedico un pensiero ai migranti automaticamente me ne dovrei fregare degli italiani in difficoltà economica? Perché, continuando su questa linea, se parlo di violenza sulle donne è automatico che non me ne frega niente dei maschi che soffrono per colpa di femmine spietate e crudeli? Perché se parlo di femminicidio sono per forza insensibile verso le vittime della strada? Perché se parlo di aids significa che sottovaluto l’importanza di sostenere la ricerca sul cancro?
Ma davvero, al giorno d’oggi, la sensibilità è diventata una specie di contenitore a capienza limitata?

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