A proposito di Giorgio Caproni

Giorgio Caproni – mi dispiace per tutti quelli che non lo conoscono e soprattutto per tutti quelli che ieri hanno lanciato sui social ironie d’ogni sorta – è un gigante, una delle voci poetiche più alte e importanti del nostro novecento.
Se non trova posto nei programmi, tanto quelli di tecnici e professionali quanto quelli dei licei, non è perché “autore minore”, ma solo perché appartenente a quel secondo novecento che, con l’attuale scansione cronologica della storia della letteratura prevista al triennio, è oggettivamente difficile riuscire ad affrontare (una lacuna gigantesca è assurda per cui le programmazioni, e quindi la scuola, sono senza dubbio colpevoli, ma questo è altro discorso).

Nonostante questo, nonostante cioè sia un autore “fuori programma”, non c’è niente di assurdo o scandaloso nel fatto che un suo testo sia stato scelto per la prima traccia del tema della maturità di quest’anno.
Ci si stupisce e ci si scandalizza perché si continua a pensare al “tema di letteratura” (lo fanno gli addetti ai lavori, di stupirsi, figuriamoci i non addetti… ). Ma quel tema di letteratura (per cui si diceva “è uscito Pirandello”, “è uscito Saba”), ovvero una prova di pura “conoscenza” sull’autore dove era indispensabile, per svolgerla, averlo trattato in classe, non esiste più da vent’anni.
E per quanto si continui a usare la vecchia formula, quest’anno non è uscito Caproni, ma una sua poesia da analizzare. Una prova di “competenza”, tra l’altro quest’anno relativamente semplice, da svolgere indipendentemente dal conoscere o meno l’autore in questione.
Si può sindacare, al massimo, sul fatto che, fermandosi i programmi al primo novecento, i ragazzi possono avere scarsa dimestichezza nell’analizzare un linguaggio, un universo e uno stile di scrittura così contemporanei, ma che ci piaccia o no questa è la didattica di oggi, questo è quel che si richiede: arrivare alla maturità possedendo gli strumenti per leggere e interpretare un qualsiasi testo.

Così presi a dibattere sull’opportunità o meno di Caproni, ci è sfuggito, a mio avviso, ben altro. Ovvero che l’analisi della poesia era forse l’unica traccia degna di nota. Il resto, quasi tutto il resto, era una celebrazione abbastanza sfacciata e scoperta dello slogan renziano “l’Italia riparte”.
E ci è sfuggito che, ancora una volta, per l’ennesima volta, è mancata un’autrice, una poetessa.
Il nostro panorama letterario è meravigliosamente ricco di grandi scrittrici. E mi piacerebbe finalmente vedere, nella prima traccia, un nome come quello di Elsa Morante o Alda Merini.
Ne riparliamo l’anno prossimo e alla prossima polemica.

#resistenzeRiccardoLestini

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