La Memoria e il Ricordo

La Shoah e le Foibe, la Giornata della Memoria e la Giornata del Ricordo.

Prendo spunto da questa fotografia pubblicata da Saverio Tommasi per fare alcune considerazioni su questioni assai ricorrenti.

Parlo prima di tutto da insegnante (e da insegnante di storia, per di più). E dico che il padre autore di questo post commette un errore molto grave. Non tanto nei confronti della scuola o della professoressa in questione, quanto proprio nei confronti di suo figlio.
Il problema non è certo la polemica, la critica o la contestazione in sé. La scuola, intesa sia come istituzione sia come operato del singolo docente, non è certo un dogma da accettare passivamente qualsiasi cosa proponga, anzi: contestarla, metterla in discussione e criticarla è un diritto sacrosanto di chiunque.
Ma è piuttosto la modalità a essere grave. Un’insinuazione più che una contestazione, pretestuosa e assai in malafede. Il padre dice come la professoressa di storia non abbia “in passato” parlato di Foibe e, contestualmente, di altri crimini comunisti. In quale passato? Il ragazzo, dice sempre il padre in quelle prime righe, frequenta la prima superiore, anno in cui il programma di storia va dal paleolitico alla morte di Giulio Cesare. Ovvio che il lavoro sulla Shoah non rientra strettamente nel programma (anche se comunque, parlando delle origini di Israele, del popolo ebraico e delle prime diaspore, un aggancio c’è) e che sia stato un approfondimento svolto proprio in occasione della Giornata della Memoria. Quindi, a meno che non si pretenda che se ne parli tra Cretesi e Micenei, l’occasione per discutere di Foibe, ovvero la Giornata del Ricordo, viene cronologicamente dopo quella della Memoria. Magari poi non ne avrebbe parlato comunque, ma almeno concederle il beneficio del dubbio, anziché attaccare a testa bassa a prescindere, sarebbe senz’altro stato più corretto.
Il problema è che, presa di posizione ideologica a parte, ciò che muove le parole di questo signore è l’idea, purtroppo ormai diffusissima, di come la scuola sia un luogo di inutilità e spreco di tempo, governato da una manica di imbecilli (ovvero i docenti), faziosi e incompetenti, che non hanno proprio nulla da insegnarci. Un’idea che non rimane in astratto, ma passa con forza da genitori a figli, così che i ragazzi arrivano a scuola con la convinzione di fare cose inutili e di avere davanti un cretino e, per di più, con la forza di avere in tutto questo l’alleanza indissolubile e il sostegno a prescindere con la famiglia.
La cosa più grave infatti il padre la fa contestando la nota. Sempre lasciando stare il pretesto ideologico, il figlio a differenza del resto della classe si è rifiutato di svolgere un compito in classe, non ha rispettato una consegna, è venuto meno a un dovere che le regole del luogo in cui si trova, la scuola, impongono e, pertanto, la nota sanzionatoria è assolutamente legittima e sacrosanta.
E suo padre, appoggiandolo e sostenendolo a spada tratta in tutto questo, non gli ha davvero fatto un gran favore. Davvero no.

Inoltre, sempre da insegnante, mi permetto di dire: di Foibe a scuola se ne parla. E la Giornata del Ricordo è una ricorrenza rammentata al pari di altre.
Certo non se ne parla quanto si dovrebbe e quanto l’argomento meriterebbe. Ma di nessun argomento si parla quanto si dovrebbe: la scuola è imperfetta, colma di limiti strutturali e non può certo esaurire in sé e approfondire tutto lo scibile.
Di sicuro (e di scuole, quando ero precario, ne ho girate diverse) non mi pare affatto che l’argomento Foibe sia un tabù o venga censurato dalla scuola. E questo almeno da quindici anni a questa parte.
Certo, tanto a scuola quanto fuori di scuola, di Foibe si parla molto meno di quanto non si parli di Shoah. Ma credo non ci sia nulla di realmente ideologico in tutto questo e che anzi sia normale e inevitabile: la Shoah è una storia dal respiro internazionale che ha coinvolto, in maniera diretta, il mondo intero, almeno quella parte occidentale di cui anche noi facciamo parte. Inoltre, soprattutto, è argomento storicizzato da tempo, che dal momento in cui è stato completamente rivelato al mondo (ovvero negli anni ’60 con i grandi processi per i campi di sterminio), ha messo insieme una serie immensa di documenti e testimonianze da consentirci di ricostruire il tutto nel dettaglio.
Le Foibe, viceversa, oltre a essere storia locale, sono soprattutto una “scoperta” recente. Vergognosamente taciute per cinquant’anni, riportate alla luce solo di recente, sono ancora in una fase di ricostruzione e riscoperta. Almeno a scuola – e lo dico sempre da docente e da storico – abbiamo molti meno elementi e molti meno strumenti, almeno attualmente, per poterne parlare in maniera oggettiva e documentata.
Gli stessi “ultrà” delle Foibe e della Giornata della Ricordo, hanno in materia idee assai confuse: usano le Foibe non per rendere omaggio alle vittime né le ricordano per far in modo che simili tragedie non accadano più, ma solo perché a loro avviso dimostrerebbe la “dittatura culturale comunista” in Italia, che ha cancellato e omesso tutte le storie a essa sgradite. Ma dimenticano che, almeno nel silenzio sulle Foibe, i comunisti non c’entrano nulla, visto che fu un silenzio dettato da esigenze internazionali e dal Patto Atlantico, ovvero la NATO, che aveva necessità di sfruttare lo strappo Jugoslavo da Mosca, aprire una breccia nel blocco dell’est. E per fare questo doveva presentare un Tito dal volto “umano” e tacere sui suoi crimini, Foibe comprese.

Detto e chiarito questo, la cosa che non mi stancherò mai di chiedere a chi, come il signore autore del post da cui siamo partiti, solleva costantemente e ciclicamente questi polveroni, è: dato per giusto e sacrosanto che le Foibe debbano essere trattate, ricordate, conosciute e approfondite, cosa c’entrano con l’Olocausto? O meglio: perché mai le Foibe, o i milioni e milioni di morti causati dai regimi comunisti (che almeno il sottoscritto non ha mai negato, anzi… ), dovrebbero in qualche modo mitigare e ridimensionare la tragedia dell’Olocausto (tragedia ripetiamo, a differenza dello Stalinismo e del Maoismo, tutta occidentale)?
Si ha come la sensazione che le Foibe anziché essere denunciate come un orrore terribile della storia, serva a scagionare il nazifascismo. È così? Dite questo per sottolineare il vostro accordo con l’ideologia nazifascista e per ribadire che vi sono regimi che, almeno in termini di milioni di morti, sono stati peggiori?

Infine.
Io penso che la Giornata del Ricordo sia un primo passo verso una progressiva consapevolezza di una pagina così truce e nera della storia d’Italia. E verso una definitiva storicizzazione di quegli eventi cui tutti siamo chiamati a contribuire.
Temo purtroppo, che nel modo di porsi del signor Luigi e di chi la pensa come lui, ci sia ben poca volontà di chiarezza storica o di consapevolezza. Basta, come sempre, la logica delle opposte tifoserie, dell’urlo e della malafede.

#resistenzeRiccardoLestini

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