FABRIZIO DE ANDRE’ – “Ottocento”

Perché quella di buttare la roba vecchia dalla finestra, tra tutte le tradizioni di capodanno, è quella che preferisco. Un rituale purificatore violento e caciarone, ancestrale e terrigno, con dentro miliardi di simbologie.
Così per salutare il 2016 che se ne va non posso che dedicarvi “Ottocento”, assolutamente e per forza “Ottocento”. Una stupefacente, impossibile, forse assurda, di certo splendida ballata in forma di operetta scritta da Fabrizio De André per l’album “Le Nuvole”, anno 1990 di Nostro Signore.
Ottocento, ovvero il secolo in cui la peggior borghesia possibile, cavalcando la gigantesca onda della seconda rivoluzione industriale, prese il potere mondiale in virtù del denaro e delle banche e, quel progresso che per gli illuministi doveva essere di tutti, lo fecero privilegio di pochi. Pochissimi. Così Faber, che a sferzare e demolire quella borghesia dedicò buona parte della sua carriera, in questo pezzo, come un piccolo museo degli orrori, concentra e passa in rassegna caratteri, deformazioni, vizi e storture di questa classe sociale.
E per farlo sceglie, appunto, una ballata in forma d’operetta. Sceglie l’ironia perché, checché se ne dica, Faber sapeva farsi satiro feroce, divertente e divertito come pochi altri al mondo.
Fine anno è una festa e ho pensato che questa stramba operetta ben si adatti al clima.
Ma soprattutto ho pensato che prendere tutti questi “valori” borghesi – l’accumulo selavggio di roba e denaro, la smania della scalata, il gusto del raggiro e della prevaricazione, la speculazione, lo stupro mascherato e chissà quanti altri – e buttarli idealmente dalla finestra, sia uno splendido modo di salutare quest’anno ormai al capolinea.

Buon 29 dicembre e a domani con una nuova canzone nel nostro jukebox di fine anno!

#jukebox
#jukeboxdifineanno

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