Referendum: le carte (vincenti?) di Renzi

Anche se i sondaggi continuano a dare il NO in netto vantaggio (ma, visto quel che è successo con le presidenziali USA, con le proiezioni pre-voto ci andrei molto cauto), il Premier Renzi, che al SI ha legato il suo nome e buona parte del suo destino, pare avere, nella manica, alcune carte che potrebberlo risultare assolutamente vincenti, finendo per sbaragliare clamorosamente ogni pronostico (e lo diciamo, tanto per amor di chiarezza, da convinti sostenitori del NO).

Prima tra queste carte potenzialmente vincenti proprio i sondaggi, talmente univoci, netti e ripetuti quotidianamente da invertire l’ordine naturale delle cose. Ovvero: normalmente, in qualsiasi tornata elettorale, sia essa referendaria, politica o amministrativa, chi governa è sempre, più o meno, svantaggiato, visto che anche nella situazione più agevole e scontata ha tutto da perdere.

In questo caso no. L’ampio margine di vantaggio dato da tempo al NO dai sondaggi, e il clima del “tutti contro uno” che si è inevitabilmente venuto a creare, hanno finito per invertire i ruoli, col risultato che chi può solo rimontare nelle ultime battute di campagna, è proprio Renzi.

Un vantaggio tutto psicologico, ma non da poco.

Anche il “tutti contro uno” è una carta che potrebbe rivelarsi vincente. Questo, più che la situazione contingente, lo dice la storia: un attacco dalle parti più disparate, genera quasi sempre l’effetto contrario, ovvero il politico messo all’angolo finisce inevitabilmente per guadagnare consensi.

In questo, Trump docet. E senza bisogno di andare in America, si pensi a Berlusconi, in particolare alle elezioni 2006 e 2013, dato per morto, spacciato, cotto e bollitto, messo alla gogna, in un clima di liberazione dalla sua persona, seppe ottenere risultati a dir poco clamorosi.

Ma ci sono carte ben più importanti di queste. I cosiddetti “provvedimenti dell’ultima ora”, ovvero le varie furberie elettorali per spostare e dirottare voti all’ultimo momento a proprio vantaggio, a mio avviso finiranno per raccogliere molti più consensi e spostare verso il SI molti più elettori di quanto si possa pensare.

In particolare lo smantellamento e la fine di Equitalia, il “mostro supremo” che in questi anni di crisi è stato spesso additato dalla vox populi come strozzinaggio di Stato, causa ultima di ogni miseria. Può rivelarsi carta particolarmente decisiva perché si va a sottrarre all’opposizione – in particolare a quella opposizione che ha fatto di Equitalia il bersaglio prediletto di comizi e manifestazioni – uno dei principali cavalli di battaglia.

E nello stesso identico modo, va letta un’altra carta vincente, non a caso tirata fuori dalla manica, in modo machiavellico, proprio adesso: l’attacco all’Europa, l’inedito muro contro muro, il farsi riprendere senza bandiera UE sullo sfondo.

Non importa se si tratta di antieuropeismo transitorio, di facciata o semplicemente diverso da quello di certa opposizione. Così come non importa se la battaglia contro Equitalia sarebbe stata condotta in modo – e con esiti – diversi dalle opposizioni. Il popolo, una grande parte di esso, non

coglierà le differenze. Almeno non nell’immediato.

L’ultima carta riguarda il post voto: così come si stanno mettendo le cose, Renzi potrebbe vincere pure perdendo, pure con una vittoria del SI.

Primo perché non sarà una sconfitta con ampio distacco. Anche se ci dovesse essere un gap di 10 punti, potrà sempre rivendicare di avere con sé il 45% degli elettori, mentre il restante 55% è una somma di decine di realtà spesso completamente antutetiche tra di loro (non a caso, capito questo, negli ultimi giorni Renzi è tornato a personalizzare il referendum).

E proprio in virtù di questo, l’indomani di una ipotetica sconfitta, potrà rivendicare che ha perso l’unico progetto di cambiamento, l’unica possibilità di fare le cose, di snellire, modernizzare e rilanciare il nostro paese.

E potrà farlo perché dall’altra parte, dalla parte dei vincitori, ci saranno solo macerie, piccoli pezzi di forze che nemmeno vogliono parlarsi, che per una campagna elettorale intera non hanno mai parlato nel merito della riforma costituzionale ma solo di come mandare a casa il Premier. E nemmeno l’ombra di un progetto.

Lo dico, molto più che preoccupato, da elettore convinto del NO: dopo una campagna elettorale orrenda, squallida e a tratti decisamente disgustosa, nella peggiore delle ipotesi vi sarà una clamorosa rimonta di Renzi.

Nella migliore una vittoria del NO che, all’istante, si paleserà come la più inutile vittoria di Pirro.

#resistenzeRiccardoLestini

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *