Blog d’autore

Ricevo in visione l’ennesima “nuova” antologia di Letteratura Italiana per il triennio.

Potrebbe essere la trentesima, forse la cinquantesima, oppure la centesima che guardo, valuto e forse scelgo forse no. Ho perso il conto di quante ne ho viste in questi anni.

Questa comunque qualcosa di realmente diverso dalle altre ce l’ha.

La mole anzitutto. È molto più snella, a occhio saranno cinquecento pagine, cinquecentocinquanta al massimo, contro le sette-ottocento solite.

Ha un’impaginazione accattivante, che strizza l’occhio continuamente allo stile del web, le immagini giganteggiano, il carattere del testo è il doppio del solito, titoli, titoletti e parole chiave sono evidenziati con colori sgargianti, rosso vivo, blu elettrico.

E poi, il fiore all’occhiello dell’intera pubblicazione: il “blog d’autore”. Ovvero, gli autori più importanti sono introdotti da una doppia pagina che ricalca pari pari un profilo Facebook, dove l’autore in questione è presentato come fosse un blogger, o comunque un navigante della rete e dei sociaal.

Così Dante ha il nickname @dantalig, nella casella “Amori e relazioni” figura Beatrice Portinari, nell’elenco degli “Amici” Giotto e Cavalcanti. Seguono le sue letture preferite e i suoi ultimi post (uno stralcio del De Vulgari Eloquentia e una prosa della Vita Nuova). Pertrarca è @francypetra, e nel suo blog c’è scritto che nel tempo libero ama il giardinaggio e collezionare monete antiche. @giovabocca, ovvero Boccaccio, ha invece appena postato un’epistola a Petrarca, mentre @nicomachia, cioè Machiavelli, ci tiene a farci conoscere che pillole usa per medicarsi.

Il tutto per motivare i ragazzi, avvicinarli alla letteratura e ai classici, spiega la quarta di copertina.

Il che andrebbe anche bene, benissimo. Cercare strade alternative, sdrammatizzare la seriosità della letteratura e, di conseguenza, di troppi libri scolastici.

Peccato che questa antologia – triste specchio dei tempi e che, purtroppo, anticipa come saranno la gran parte delle antologie del futuro – ribalta e cancella di sintesi e approfondimento.

La sintesi diventa sia introduzione, sia testo centrale, sia conclusione.

L’approfondimento, di contro, non c’è, non esiste.

Perché oggi come oggi non serve a niente approfondire, basta – e avanza – un tutto completamente di superficie con cui barcamenarsi e restare a galla.

Soprattutto, ho sempre pensato che il compito primario della scuola, oltre che formare ed educare, fosse quello di far comprendere l’essenza delle cose, ciò che rende una cosa diversa dall’altra, la ricchezza insita in questa differenza, il giusto peso e il giusto valore di ognuna di essa.

Pare invece, che si vada nella direzione contraria, in un territorio in cui si appiattisce ogni cosa e ogni cosa è identica all’altra, senza specificità, senza luce, senza sangue.

Un territorio in cui, purtroppo, non c’è più alcuna differenza tra la Divina Commedia e un blog, tra il Decameron e una condivisione da Istagram.

E dove chi questa differenza si ostina non solo a vederla, ma anche a volerla comunicare, somiglia sempre più alla resistenza giapponese nel Pacifico.

#resistenzeRiccardoLestini

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