Allons enfants de la Patrie… (il vero significato del 14 luglio)

Vero che date e ricorrenze sono quasi sempre semplici convenzioni, quinte di comodo per porre una linea di confine, stabilire un punto d’inizio, un “ante quem” e un “post quem” dei principali processi storici, nonché, non da ultimo, un giorno simbolico per le commemorazioni.
Date che, pur mantenendo intatta la loro valenza simbolica, dal punto di vista storiografico vengono giustamente ridimensionate e messe in discussione, visto che quasi sempre esse comprendono semplicemente il fatto scatenante, il fatto più eclatante e fascinoso, mentre le cause, le vere cause e i veri contesti che hanno reso possibile quel processo storico, vanno cercati altrove.

Il 14 luglio, data a dir poco epica con cui convenzionalmente si indica l’inizio della “madre” di tutte le rivoluzioni – quella francese – nonché inizio dell’età contemporanea e del costituzionalismo europeo, a tutt’oggi la più grande festa nazionale di Francia, non fa eccezione.
La storiografia contemporanea infatti, specie negli ultimi decenni, tende a ridimensionare – e non poco – il significato e la portata del 14 luglio.

Anzitutto, si tende a spostare l’inizio di quella decennale sequenza di avvenimenti chiamata “Rivoluzione Francese” di un paio di mesi, esattamente al 5 maggio, data di convocazione, a Versailles, degli Stati Generali. Questo perché fu in seno a quell’assemblea che il Terzo Stato (di fatto tutti coloro che nella Francia del tempo non erano né aristocratici né membri del clero, in realtà in sede assembleare esclusivamente la classe borghese) si pose alla testa della rivolta contro il cosiddetto “ancien régime”, vale a dire quel sistema di potere assoluto basato sul privilegio e sull’inesistenza dello stato di diritto, derivante addirittura dal mondo feudale.
E se il 5 maggio viene posta come data “reale” dell’inizio del processo rivoluzionario, il momento più alto e suggestivo a livello simbolico è indicato nel 20 giugno, data del “giuramento della Pallacorda”, quando cioè i delegati del Terzo Stato compirono un clamoroso atto di insubordinazione nei confronti di Luigi XVI autoproclamandosi “Assemblea Nazionale” e giurando di non sciogliersi fino a che non avessero dato alla Francia una Costituzione.

Quanto al 14 luglio, non solo è ridimensionato in quanto punto d’inizio della rivoluzione, ma anche come fatto in sé. La celeberrima “presa della Bastiglia” non rivestì una importanza così determinante nel succedersi convulso di quegli eventi: il popolo, sottolineano gli storici appartenenti a questa linea, era in agitazione già da giorni, e inoltre non ci fu alcun intento veramente rivoluzionario nell’attaccare la vecchia fortezza (lo scopo, inizialmente, fu di natura estremamente pratico, vale a dire impossessarsi delle polveri della guarnigione necessarie per le baionette e le altre armi saccheggiate la notte prima all’Hotel des Invalides). Infine, anche la presa della Bastiglia in sé non ebbe lì per lì alcunché di simbolico, essendo già da tempo in smobilitazione e svuotata del significato politico che aveva rivestito ai tempi di Richelieu e del Re Sole (infatti, al 14 luglio 1789, la Bastiglia ospitava appena sette detenuti (!), nessuno dei quali imprigionato per motivi politici).

Eppure, nonostante siano tutte considerazioni e affermazioni esatte e corrette, mi sento ancora, a tutt’oggi, di ribadire e riaffermare la valenza e l’importanza determinanti, epocali e nient’affatto simboliche, del 14 luglio.

Questo perché la natura “speciale” della rivoluzione francese consiste soprattutto nell’essersi svolta, diciamo così, in un doppio teatro, quello istituzionale (vale a dire i vari governi che si sono succeduti in dieci anni, trasformando la Francia prima in Monarchia Costituzionale e poi in Repubblica passando attraverso forme governative e costituzionali) e quello popolare (sia inteso come popolo in armi, sia inteso come formazione dei primi partiti della storia contemporanea, vale a dire giacobini, herbertisti, cordiglieri, girondini, foglianti e via dicendo).
E nel periodo che intercorre tra la convocazione degli Stati Generali e la presa della Bastiglia, il processo della Rivoluzione è ancora su un piano, diciamo così, “riformista” e non propriamente rivoluzionario. Vale a dire che sono due mesi di accese, e drammatiche, discussioni tra deputati costituzionalisti, che cercano di trasformare la Francia, sulla base del pensiero illuminista, in una monarchia costituzionale basata, appunto, sull’esistenza di una Costituzione e sulla separazione dei poteri, e deputati assolutisti, che cercano di conservare lo status quo.
In sostanza è una battaglia tutta politica tra corona, aristocrazia e clero da una parte e borghesia, basso clero e nobiltà illuminata dall’altra, una battaglia da cui il popolo (e di conseguenza tutto il teatro popolare cui si accennava prima) resta completamente escluso. In tal senso, lo stesso, fondamentale, giuramento della Pallacorda ricordato prima, va inteso in questo senso, come un’insubordinazione non del popolo tutto, ma della sola borghesia.

La presa della Bastiglia invece – ed è qui che risiede la sua importanza epocale non simbolica ma effettiva – fa proprio questo: trasforma il processo riformista in RIVOLUZIONE VERA E PROPRIA.

Perché?

I disordini e le manifestazioni che si susseguono nei mesi e, soprattutto, nei giorni precedenti il 14 luglio per le strade di Parigi e che hanno come protagoniste le fasce più deboli della popolazioni, sono ancora dei semplici tumulti (e qui gli storici di cui sopra sbagliano clamorosamente, ad assimilarli all’assalto alla Bastiglia), vale a dire delle azioni spontanee e non organizzate che nascono e muoiono nell’arco di poche ore, dettati da rivendicazioni materiali ed estemporanee.

La sollevazione del 14 luglio al contrario, è tutt’altra cosa, perché, oltre ad avere una rivendicazione contingente e ‘materiale’ (mancanza di pane, prezzi troppo alti, la fame e via dicendo), ne ha una POLITICA, vale a dire che il popolo francese insorge ANCHE e SOPRATTUTTO per lo stanziamento degli eserciti prussiani alle porte di Parigi decretato da Luigi XVI il 12 luglio, e per il licenziamento, sempre da parte di Luigi XVI, del ministro Jacques Necker (il banchiere svizzero ‘illuminato’ sulle cui riforme poggiava gran parte delle speranze delle fasce popolari) avvenuto il 13 luglio.

Quanto accade il 14 luglio comporta quindi la ‘politicizzazione’ della rivolta popolare, trasformandola appunto in rivoluzione vera e propria.
Per la prima volta non si assiste a un moto di rivolta spontaneo e disorganizzato, ma a una manifestazione organizzata con direttive precise.
Non partecipano infatti solo i popolani, ma anche gli esponenti della borghesia. Anzi, sono proprio molti futuri illustri protagonisti della rivoluzione a chiamare il popolo alle armi e a organizzarne la strategia (Desmoulins e Danton in primis).
È inoltre in seno a quanto accaduto il 14 luglio che si formano i partiti di cui sopra;, è in seno a quanto accade il 14 luglio che il semplice popolo in armi si trasforma in GUARDIA NAZIONALE, mentre alla Bastiglia, dove giustamente si sottolinea non si va per abbattere l’assolutismo, ma in cerca di polvere da sparo, si aggiunge – sempre il 14 luglio – si aggiunge la PRESA DEL MUNICIPIO DI PARIGI, e l’istituzione di un consiglio VOTATO PER LA PRIMA VOLTA DALLE SEZIONI POPOLARI.

Ed è, infine, sempre con la presa della Bastiglia il Re prende atto per la prima volta del processo Rivoluzionario che interessa l’intera nazione, richiama Necker, allontana i contingenti prussiani e dà inizio al lavoro della Costituzione.
Un ‘successo’ politico fa sì che il popolo prenda coscienza del proprio potere e diventi uno dei protagonisti di questo processo rivoluzionario, determinando in maniera decisiva gli eventi futuri: la marcia su Versailles del 5 ottobre, il ritorno della corte reale a Parigi… fino all’insurrezione del 10 agosto 1792 e l’istituzione della Repubblica.
Tutti quegli eventi che, in sostanza, determinano la portata gigantesca della Rivoluzione Francese. E che non ci sarebbero stati senza quella apocalittica giornata del 14 luglio.

Allons enfants…

‪#‎storieRiccardoLestini‬

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