La splendida storia di piazza della Passera

Piazza della Passera. Proprio così.
Che uno appena arrivato a Firenze la vede segnata sulle cartine, oppure ci si imbatte per caso, e gli viene di pensare a un buffo equivoco. Tipo come a Genova, che uno passa per piazza della Chiappa, pensa al culo e gli scappa da ridere, ma subito dopo è certo che si tratti di un equivoco, s’informa e infatti, come volevasi dimostrare, per chiappa non si intende il gluteo ma il nome arcaico della pietra liscia e sporgente.
Solo che trattandosi di Firenze, e soprattutto essendoci di mezzo quei goliardi impudici e svergognati dei fioretini, come minimo ti viene il dubbio che non si tratti di un equivoco, il dubbio che per passera non si intenda la femmina del volatile comunemente detto passero, ma che si intenda proprio l’organo genitale femminile.

Prima di tutto, cos’è e dove si trova esattamente piazza della Passera?
Più che di piazza, trattasi di piazzetta, uno slargo piccolo e improvviso nel dedalo intricato di viuzze dell’oltrarno, a due passi da piazza Pitti, esattamente all’intersezione tra via dello Sprone, via dei Vellutini e via Toscanella (a quest’ultima sono dedicati tutti i racconti del pittore Ottone Rosai, che li raccolse in un libro intitolato appunto Via Toscanella).
Piccola quanto si vuole, ma piazza della Passera è uno degli squarci più belli e caratteristici dell’intero oltrarno fiorentino, zona Pitti/Santo Spirito, ospita tre ristoranti, una gelateria e un caffè, nonché moltissime iniziative culturali nel corso di tutto l’anno.

Detto questo, perché cavolo si chiama così?
Andiamo indietro di qualche anno. Prima del 2006, venendo in gita o in vacanza a Firenze, nelle vostre guide, cartine e stradari, non l’avreste certo trovata. In quello stesso identico punto avreste trovato indicata piazza dei Sapiti, che è stato il suo nome ufficiale sin dai primi del ‘900.

Ufficiale, appunto. Perché se vi foste messi a chiedere per strada indicazioni per raggiungere piazza dei Sapiti, difficilmente qualcuno avrebbe saputo rispondervi. Questo perché ogni fiorentino che iddio ha messo in terra, ha sempre conosciuto, indicato e chiamato quella piazza come piazza della Passera. Così, tra le altre cose, è chiamata anche nell’ultima strofa del brano “cult” Teresina di uno dei più celebri cantastorie popolari fiorentini, Riccardo Marasco.

Insomma, un toponimo ufficiale completamente surclassato dal nomignolo popolare. Al punto che nel 2005, l’allora assessore Giani (ultima giunta Domenici) decise di ribattezzarla ufficialmente e a titolo definitivo con l’appellativo con cui era sempre stata chiamata. Piazza della Passera, appunto.
Non mancarono, all’epoca, dibattiti e polemiche. Nel resto d’Italia infatti, in casi analoghi di toponimi equivoci, in tempi recenti si è sempre proceduto in senso contrario, sostituendo cioè il nome sconveniente con un altro più accettabile.
A Bologna per esempio c’era via Sfregatette, chiamata così perché talmente stretta da costringere i passanti in direzione opposta a mettersi faccia a faccia e a procedere strusciandosi a vicenda. Ritenuto non consono, di recente l’antico nome della via è stato sostituito con via Senzanome.
A Firenze no, e nonostante le critiche di chi riteneva immorale inserire negli stradari ufficiali un nome che in vernacolo fiorentino indica esclusivamente il sesso femminile, la piazza si è ripresa il nome con cui la gente l’ha sempre chiamata.

Ma per passera si intende davvero, nell’origine dell’appellativo, un esplicito riferimento al sesso femminile?
Nella già citata Teresina, Marasco “gioca” proprio in questo senso:
Te la portai a i’ barre
di piazza della Passera
la cominciò a grattassela
la mi fece scomparir…

Ma può trattarsi, appunto, soltanto di un gioco di doppi sensi messo in piedi dal giullare cantastorie.
Quindi, lasciamo stare gli stornelli e andiamo piuttosto a vedere cosa ci dice la storia.
Esistono due versioni sull’origine del nome della piazza.
La prima, che è anche la più fondata e accreditata dalle fonti, ci dice che dalla notte dei tempi, almeno dai primi del ‘500, in quella zona sorgesse il bordello più celebre della città, talmente celebre da essere frequentato nientedimenoche da Cosimo I in persona.
E, visto che gli affari andavano a gonfie vele e che la frequentazione del postribolo era molto più che assidua, fu ben presto necessario aprirne un altro, e poi un altro ancora, per soddisfare le sempre crescenti esigenze dei cittadini.
Quando poi nel 1546 i Medici attuarono una vera e propria “bonifica” dell’antichissimo quartiere all’epoca detto della Baldracca (attuale via dei Castellani, lato est degli Uffizi, a due passi da piazza della Signoria), per ripulire le zone immediatamente limitrofe al “centro del potere” da osterie, vagabondi e prostitute, la zona di piazza della Passera divenne il centro incostratato dei bordelli e dei vizi cittadini. Una sorta di quartiere a luci rosse ante litteram, insomma.
Una nomea secolare, visto che quei bordelli furono demoliti soltanto agli inizi degli anni venti del secolo scorso.

Messa così non paiono esserci dubbi sull’origine del nome.
La seconda versione però, più antica e mitologica, pare muoversi in tutt’altra direzione.
Si racconta che nel 1348, a pochi giorni dalla tragica esplosione dell’epidemia di peste nera, due bambini trovarono nell’attuale piazza della Passera un uccellino morente, una passera per l’appunto.
Cercarono di salvarla, ma non ci fu niente da fare. L’uccello morì poche ore dopo: era ammalata di peste, una sorta di paziente zero del morbo che di lì a poco avrebbe sconvolto la florida Firenze uccidendo in pochi mesi un terzo della popolazione cittadina.
Una favoletta che però, al di là dei toni da parabola e da dramma di carità cristiana, per quanto ci riguarda non fa che confermare la prima versione. Una simbologia che sembra dirci come la peste, la minaccia per eccellenza, alimentata soprattutto da condizioni igienico sanitarie precarie o inesistenti, letta come punizione divina contro un’umanità viziosa e lasciva, abbia avuto origine proprio nel luogo più malfamato, dove si annida vizio, degrado e perdizione.

Infine, tornando ai giorni nostri, affinché non sussistano più dubbi, andate una sera a mangiare in uno dei ristoranti della piazza.
Ordinate il vino rosso della casa.
Guardate l’etichetta.
Leggerete: Piazza della Passera. E sotto, tra parentesi, la traduzione inglese: Pussy Square.

Più chiaro di così…

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