Mussolini a Natale

Un post rapido rapido, giusto poche righe, scritte per tutti coloro che, in queste ultime settimane, scendendo in piazza in difesa dei “valori cattolici” e dell’integrità religiosa del Natale, hanno esibito vessilli fascisti e invocato il ritorno del Duce per scongiurare la “scristianizzazione” dell’Italia, che lui, Mussolini, “sì che avrebbe difeso le radici cattoliche dell’Italia”.
Ecco, a tutti loro, fan di Salvini in testa che con simili appelli al ritorno di Benito hanno invaso la sua pagina Facebook, vorrei permettermi di ricordare che il Duce – proprio lui – era ateo convinto, sostenitore assoluto del laicismo dello Stato, apertamente – almeno nella prima fase – anticlericale e nemico giurato di un certo “cristianesimo militante”. Se poi parliamo del Regime nel suo complesso, Mussolini costruì una mitografia e una iconografia fascista tutt’altro che cattolica, ma anzi squisitamente laica e, per certi versi, addirittura pagana. Come già Napoleone prima di lui (altro dittatore ateo e laico irriducibile), i suoi rapporti con il cattolicesimo – culminati nel concordato del ’29 – furono frutto non di fede o di difesa di chissà quali radici cattoliche, ma di puro calcolo di convenienza politica e di necessità di garantirsi un alleato di ferro. Allo stesso modo di Napoleone appunto, che decise di farsi incoronare dal Papa (salvo poi compiere lo smacco leggendario dell’autoincoronazione) poiché sosteneva come “posso immaginare un mondo senza dio, ma non uno Stato senza religione”.
Mussolini, da par suo, fu più esplicito: “Natale per me non è altro che il 25 dicembre” (Mussolini a Galeazzo Ciano, 1938)..
Scusate la precisazione pedante, ma da storico ragiono con le fonti e non sopporto la storia raccontata a caso e campata per aria. Allo zelo leghista o pseudo tale darò credito nel momento in cui mi presenteranno davanti agli occhi uno straccio di fonte vagamente attendibile.
Buon Natale.