Il rispetto

Ho sempre rispettato i cattolici: le loro scelte, i loro valori, la loro fede, la loro morale, il loro credo, per di più convinto di come, nel corso dei secoli, moltissimi cattolici abbiano contribuito a rendere il mondo un posto più umano e vivibile.
Mi fa molta tristezza, e anche molta rabbia, non ricevere da molti di loro lo stesso trattamento. Io non ho mai giudicato, né mai lo farò, l’educazione che decidono di dare ai loro figli, il concetto di bene e di male che intendono trasmettere. Credo che ognuno abbia il diritto di stare al mondo e creare una famiglia seguendo i principi morali in cui si riconosce. Perché invece io, che non sono cattolico, che ho un’altra morale, altri valori e un’altra visione del mondo, sia materiale sia spirituale, devo essere giudicato? Perché si pretende di sindacare sulle mie idee e sulle mie scelte, per di più in un paese – l’Italia – costituzionalmente riconosciuto come laico? Perché la mia morale, che non è cattolica, non viene rispettata allo stesso modo? Per quale legge non scritta io non cattolico dovrei seguire i principi da loro sostenuti e sbandierati?
Tolte le leggi ‘materiali’, sulle questioni etiche – come aborto, eutanasia, omosessualità, tanto per fare degli esempi – non sarebbe più giusto, umano e sensato che a decidere fosse l’autodeterminazione del singolo individuo, piuttosto che l’imposizione a tutti di principi morali desunti da un credo religioso che a tutti non appartiene proprio?
Perché, in definitiva, tale discriminazione e tale intolleranza da chi in teoria vorrebbe predicare la fratellanza universale?

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