Passaggi di tempo

Ieri, tardo pomeriggio, Firenze. Appuntamento in via Cavour. Come spesso accade, sono in clamoroso anticipo. Girello un po’ in attesa, poi decido che mi va un caffè ed entro alla cieca nel primo bar che incontro, a due passi da palazzo Medici Riccardi. Bar normale, anonimo. Bancone, tavolini, una saletta interna forse, che si perde nei meandri delle architetture paradossali del centro storico. Qualcuno ai tavolini, qualcuno al bancone. Ordino il mio caffè, che arriva subito. Tutto normale insomma. Eppure c’è qualcosa di strano, una sensazione potente e spaventosa a cui non so dare un perché. Forse malinconia, forse stupore, ma qualunque cosa sia ne ignoro il motivo. Questo fino a quando pago e mi trovo di nuovo fuori. Guardo il bar dall’esterno e capisco: settembre 1995, io appena arrivato in città con una mappa delle strade alla ricerca di una casa dove vivere, il primo bar in assoluto di Firenze dove pieno di paura e speranza abbia mai messo piede. Poi mai più tornato, fino a ieri.
Settembre 1995. Diciotto anni fa.
Cazzo.

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