Le discese ardite e le risalite

Nella politica di oggi c’è un pericoloso vizio di fondo, un travisamento equivoco purtroppo accettato, dall’avvento di Berlusconi in poi, come qualcosa di assolutamente normale. Mi riferisco a una certa logica del sacrificio, a un nemmeno troppo indiretto alone di martirio che circonda automaticamente il leader politico.
Accade così che il mandato di rappresentare l’Italia e gli italiani, non è più un privilegio o un onore ma, appunto, un enorme sacrificio, un peso, un obbligo imposto da necessità altre.
Così ogni ‘discesa in campo’ di Berlusconi (siamo alla sesta in vent’anni) non avviene per libera scelta del diretto interessato, ma per una sorta di missione salvifica condita di misticismo. E, come in ogni misticismo cristiano che si rispetti, con l’accento posto sul peso immane di una gigantesca croce da portare. Berlusconi non si candida per sua volontà, ma perché l’Italia lo chiama, non vorrebbe ma deve, è costretto dalla consapevolezza di essere l’unico a poter salvare il paese dal baratro.
Ma Berlusconi non è che l’iniziatore (e l’apice ridicolo, laddove però la ridicolezza, in pieno italian style, è fautrice di successi clamorosi) di questa pratica. Inaspettatamente anche Mario Monti, nonostante al contrario di Berlusconi non ‘scenda’ ma ‘salga’ in politica, si dedica alla cosa pubblica contrariamente alla sua volontà. È di ieri l’intervista alle telecamere Rai in cui il Professore dichiara come non avrebbe mai voluto entrare nella partita politica, ma vi è stato costretto dalle sollecitazioni altrui, da una sorta di missione imposta dall’alto per salvare l’Italia.
Non finisce qui. Pure Ingroia pare se ne starebbe restato tranquillamente a fare il magistrato se lo spirito della ‘rivoluzione civile’ non lo avesse chiamato alle armi.
Credo però, da semplice elettore e da comune cittadino, che sia quanto meno legittimo chiedere di farla finita con questa storia. Con la storia delle chiamate e delle vocazioni, delle discese ardite e delle risalite. Quanto meno legittimo chiedere che i rappresentandi di quest’Italia zoppa e malconcia tornino ad anteporre l’onore all’onere, l’entusiasmo al sacrificio. E, soprattutto, il lume della ragione all’oscurità del misticismo.

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