Il Piccolo Principe

La prima volta che lo lessi, questo libro mi fece male.
Malissimo. Proprio lì, al centro del cuore.
C’era tanto lì dentro. Tantissimo.
Ma soprattutto c’era sta storia del serpente che mangia l’elefante e che nessuno sapeva riconoscere e che tutti scambiavano per un cappello.
Sì, c’era questo, soprattutto.
C’era questo che mi faceva pensare a te. Che mi faceva pensarti piangendo. O piangerti pensandoti.
Avrei voluto correre e venirtelo a gridare in faccia. Anzi, avrei voluto sbatterti in faccia questo romanzetto microscopico e dirti ‘guarda, leggi solo sta storia del serpente, l’elefante e il cappello…è tua, sei tu…potresti capire, se la leggi…’. Io almeno ti ho capito.
Ma eri già morto allora, e questo libro ho dovuto tenermelo per me.
Eri già morto e forse eri morto proprio per sto discorso qua del serpente, l’elefante e i cappelli…proprio perché…perché….
Eri già morto e oggi sono ventidue anni. Esattamente ventidue anni che non ci sei più.
Ventidue anni e io non ti dimentico e non dimentico e non cambio e resto qua, sempre in mezzo al mare, sempre a chiedermi il perché dei serpenti, degli elefanti e dei cappelli.
Ventidue anni, cazzo, quanti sono ventidue anni che in mezzo ci passano autostrade d’esistenza e chilometri di rimpianti…
Ventidue anni e quanto sei stato stronzo a morire in quel modo e quanto era gigantesca la tua malinconia che ancora oggi fa male e non mi fa dormire?
….
ciao M., mio unico Piccolo Principe…

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