Ulisse e Penelope (del ritrovato amor)

PENELOPE – Sei tu?
ULISSE – Sì, sono io, il mio nome nel buio.
PENELOPE – Perdonami se non ho riconosciuto subito la tua anima, se non ho visto il cuore sotto le vesti di un vecchio mendicante. Ti ho sentito, ma gli dei ci hanno dato troppe lacrime. Perdonami, ma la solitudine abitua alla diffidenza, il dolore fa scordare la gioia, la sofferenza porta in don

o scetticismo. Ma adesso so, so come solo il dolore riesca a insegnare cosa sia la vita senza dolore.
ULISSE – Io e te, Penelope e Ulisse. Ho attraversato gli oceani, ho valicato i confini del mondo, ho visto mostri e sirene, ma di tutto questo, alla fine resti solo tu: Penelope che danza nella nebbia. Soffriremo ancora amore mio, ci saranno altri viaggi, altre partenze, altre incomprensioni, altri sogni nei labirinti della nostra anima. Ma tu ed io ci apparteniamo al di là degli dei, al di là delle colonne d’Ercole. Perché ci siamo scelti e preferiti, anni fa, secoli fa, nella notte dei tempi.
PENELOPE – Da qui in avanti, domani come tanto fa, dovremo innamorarci ogni notte e dimenticarci ogni mattina, amarci e continuare a cercarci.
ULISSE – Penelope che danzi nella nebbia, non ricordo più quando ti ho conosciuta. Mi piace pensare di averti vinta a dadi, come una fortuna piovuta dal cielo. Perché continuerò ad incontrarti ogni giorno della mia vita, dallo zero che ci genererò fino ai molti secoli che toccheranno in sorte all’umanità.
PENELOPE – Mi vincerai ancora a dadi, mi incontrerai nel mezzo delle battaglie, nelle strade intricate dei mercati. Vedrai per la prima volta il mio volto tra molti secoli, e saprai riconoscermi.
ULISSE – Sarà dentro una libreria, fra milioni di parole…
PENELOPE – Un niente, un libro che cade…
ULISSE – E le tue mani bianchissime che lo raccolgono, il tuo profumo di nebbia e vento…
PENELOPE – Sguardi, occhi. Timidi e ringiovaniti. Si ringiovanisce sempre, quando ci si innamora.
ULISSE – Ti dirò “danzi nella nebbia”.
PENELOPE – Come l’hai scoperto?
ULISSE – Perché danzi anche adesso, anche adesso che raccogli un libro, che ascolti il suono dei dadi che cadono a terra…e io vorrò i tuoi numeri magici, i tuoi recapiti, le coordinate del tuo posto nel mondo, le coordinate per trovarti e amarti.
PENELOPE – Avrai le mie coordinate, i miei meridiani e i miei paralleli.
ULISSE – Coordinate, meridiani, paralleli, indirizzi, telefoni. Suprema magia dei numeri, uguali in tutto il mondo e in ogni epoca. Ordinano, misurano e limitano. Ma c’è un’unica, rara sequenza che ci separa da un mondo all’altro, un numero di telefono, sette numeri in un ordine unico e irripetibile improvvisamente nelle tue mani, come essere l’unico e fortunato vincitore di una sublime lotteria: in premio il tuo amore, Penelope che danzi nella nebbia. Il tuo amore e la dissoluzione del buio primordiale della mia solitudine.
PENELOPE – Ecco i miei numeri magici. Ma tu promettimi che non mi cercherai e non mi chiamerai prima di un anno.
ULISSE – Perché?
PENELOPE – Perché così sarei tranquilla. Saprei che non sei uno che dimentica.
ULISSE – No, stai tranquilla, non dimentico. Non dimentico più. Passassero anche vent’anni.

Riccardo Lestini – INEDITO

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