Presidente, si vergogni

Egregio Presidente Berlusconi,
si vergogni. Da scrittore posso dirLe che quanto fatto da Lei ieri sera, nello speciale di Bruno Vespa, ha superato qualsiasi possibile immaginazione. Da cittadino italiano, Le dico soltanto che mai nella mia vita mi sono sentito così umiliato.
La Rai, un servizio pubblico, ha scombinato in quarantotto ore qualsiasi possibile palinsesto soltanto per mandare in onda, in prima serata, una Sua personale apologia autocelebrativa, un Suo interminabile spot pubblicitario: una mossa inquietante e terrificante, degna del peggior Fidel Castro (sì, proprio Castro, il divorafanciulli ultimo baluardo di quel comunismo che Lei, ad ogni occasione, addita come il massimo male dell’intera umanità).
Il pretesto, almeno nelle intenzioni, poteva pure apparire nobile: la consegna delle chiavi delle prime case per i terremotati d’Abruzzo. Ma fatte le foto di rito, snocciolati quattro discorsi con toni da televendita (non c’era bisogno davvero, Presidente, di elencare la fattura e il contenuto dei frigoriferi, quello lo lasci fare a Corrado Tedeschi), sull’Abruzzo e sul terremoto è calato ovviamente il sipario. Ed è partito lo show.
Onorevole Berlusconi, Lei ha occupato con la forza, l’arroganza e lo scettro del potere la prima serata della principale emittente pubblica per autoproclamarsi (cito testualmente dalle Sue parole) “il miglior Presidente del Consiglio della storia repubblicana”, superiore (continuo con la citazione) “anche a De Gasperi”, elencando risultati come fossero record olimpici, distribuendo numeri come percentuali da share televisivo. Ma si rende conto?
Presidente, Lei per almeno sessanta minuti ha insultato i giornalisti, ha ridicolizzato il quotidiano la Repubblica, ha inneggiato il popolo a intraprendere una sorta di embargo contro i quotidiani. E si è permesso di dire che sostenere che in Italia c’è minaccia per la libertà di stampa è un “atteggiamento delinquenziale”. Ma si rende conto?
Signor Berlusconi, Lei ieri ha rivendicato il diritto di non rispondere alle domande sui presunti festini nella Sua villa in Sardegna e a Palazzo Grazioli. Ma perché? Signor Berlusconi, Lei minimizza, senza dare alcuna spiegazione, la presenza del Suo nome nelle indagini sulle stragi mafiose della primavera del ’92. Ma si rende conto?
Presidente, Lei parla dell’Onorevole Gianfranco Fini, cofondatore del Suo partito, come fosse un Suo dipendente scapestrato, che può licenziare quando vuole. Ma si rende conto?
Presidente, mi dispiace, ma i Suoi modi, il Suo linguaggio, la Sua politica becera, non solo non fanno di Lei il miglior Presidente del Consiglio della nostra Repubblica, ma rendono praticamente impossibile il paragone con i vari De Gasperi, Fanfani, Moro, Spadolini. Lei, semmai, dovrebbe essere paragonato a Benito Mussolini, perché del fascismo condivide l’arroganza, la violenza verbale, il disprezzo per la cultura, il disprezzo per il rispetto, il delirio totalitario, il culto osceno dell’immagine, lo squallore delle battute cameratesche contro le donne, la messa in ridicolo dei più deboli, il disprezzo della povertà, la logica del più forte e del più ricco.
Onorevole Berlusconi, ma come può soltanto permettersi di dire che in Italia non esiste pericolo per la libertà di stampa, quando ieri sera, nel salotto del fido giullare di corte Vespa, lei ha parlato centottanta minuti senza alcun contraddittorio?
Signor Berlusconi, mi creda: a me delle Sue frequentazioni, vere o presunte che siano, con Escort d’alto bordo, non me ne importa niente. Non ho mai giudicato né chi paga per ottenere prestazioni sessuali, né chi offre sesso a pagamento (purché si tratti di una libera scelta). Ma qui la questione è un’altra: negli Stati Uniti l’ex Presidente Bill Clinton fu chiamato a rispondere davanti all’intera nazione per una banalissima relazione extraconiugale con la sua segretaria. Lei invece Berlusconi, è chiamato a rispondere ad alcune domande sulla presenza, a casa Sua, di professioniste del sesso: è consapevole o no di essere il Presidente del Consiglio di un paese in cui la prostituzione è illegale? È consapevole che i cittadini italiani hanno diritto a quelle risposte? Oppure per tutti questi anni Lei ha pensato di essere il Premier dell’Olanda?
Signor Berlusconi, la Sua maggioranza è palesemente divisa. Perché si rifiuta di affrontare la questione? Perché lei al Parlamento preferisce, sempre e comunque, i salotti televisivi?
Presidente, in tutta sincerità, l’esibirsi in questi show da trito avanspettacolo, queste Sue storiacce da romanzo torbido malriuscito condite di prostitute e cocaina, la Sua ridicola crociata contro lo spettro del cattocomunismo, Le sono utili, utilissimi. Mentre Lei va in scena con il talento del peggior comico del Bagaglino, l’esecutivo da Lei rappresentato si rende ogni giorno protagonista d’abomini d’ogni sorta. Brunetta, in una recente arringa che sembra copiata pari pari da un comizio del Ventennio, definisce “inutili” e “dannosi” gli intellettuali e gli artisti, riproponendo la più classica aggressione da complesso d’inferiorità fascista (ideologia ignorante che genera soltanto ignoranza), contro l’intelligenza e la cultura, opponendo a questi valori il machismo, la violenza, la forza, la logica del terrore e della paura (vedi la politica assolutamente criminale di Maroni, della Lega tutta, in materia di sicurezza e immigrazione).
Presidente, ripeto, si vergogni: Lei, già anni prima della Sua prima elezione, ha trasformato l’Italia in un paese triste e ridicolo, un paese di nani, ballerine e starlette, un osceno paese di cartone privo di bellezza, memoria storica, intelligenza, rispetto, condivisione, tolleranza, socialità. E la cosa che fa più male, è che anche se non proprio il 68 per cento, l’Italia è comunque con Lei, il sonnifero somministrato dai primi anni ottanta dalle Sue televisioni ha avuto un effetto letale e devastante. Sì, l’Italia è veramente un paese ridicolo, dove la pochezza culturale, morale e civile ha raggiunto proporzioni gigantesche. Un paese che trent’anni fa uccideva i suoi poeti e che oggi non riesce nemmeno a riconoscerli. Un posto bello ma inutile, completamente privo di memoria storica, un paese che disprezza sempre più la cultura, l’ambiente, l’educazione, disprezza la solidarietà, la meritocrazia; un popolo qualunquista, populista, razzista, maschilista, completamente rimbecillito dalla peggiore televisione del mondo, schiavo delle mode più becere, disinteressato a tutto tranne che alla difesa del proprio misero orticello, che disprezza l’impegno a favore di facili scorciatoie; smanioso dell’uomo forte che sappia pensare per tutti; un popolo tendenzialmente mafioso, amante della truffa e del raggiro, aggressivo, violento, guerrafondaio, sempre pronto a cambiar bandiera pur di stare dalla parte del più forte. Un popolo senza più alcuna qualità.
Quasi scontato, alla fine, che un simile paese abbia generato, ed eletto, il peggior Presidente possibile.

Riccardo Lestini, 16 settembre 2009

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