La morte della ricerca

L’ultima GENIALATA del MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca), in collaborazione con quasi tutte le principali sigle sindacali di categoria, riguarda i requisiti di accesso al PAS, ovvero il percorso per conseguire l’abilitazione all’insegnamento (che è ovviamente indispensabile per diventare, un domani e tramite concorso, docenti di ruolo) SENZA ESAME DI AMMISSIONE, riservato a tutti gli insegnanti con almeno 36 mesi di servizio.
Lasciando da parte alcune mie riserve sull’operazione in generale, scopro oggi che i DOTTORI DI RICERCA possono accedere al PAS anche SENZA UN SOLO GIORNO DI SERVIZIO NELLA SCUOLA, ovvero che il titolo del DOTTORATO costituisce, da solo, requisito di accesso al Percorso Abilitante Speciale.
A parte la beffa per chi ha lavorato oltre due anni nella scuola, maturando esperienza, e si vede passare avanti, con un’abilitazione praticamente senza sbarramenti e servita su un piatto d’argento, chi nella scuola non ci ha mai messo piede, come se i percorsi di ricercatore e insegnante fossero gli stessi, intercambiabili e sovrapponibili.
Ecco, a parte questo, il tutto sottende un qualcosa di molto più perverso. Vale a dire che con un simile accordo MIUR e sindacati certificano LA MORTE DELLA RICERCA in Italia, l’assoluta indisponibilità dello Stato, oggi e domani, di investire minimamente nella ricerca. E che questa smisurata scorciatoia offerta ai dottori di ricerca (ricordiamo che ci sono docenti che, per diventare di ruolo, sono passati attraverso anni di supplenza e, soprattutto, prove, scuole e concorsi estremamente selettivi), altro non è che la compensazione, la via d’uscita da una realtà destinata a morire.
Chapeau.

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