Quel 23 maggio

Sarà la mia indole arrabbiata, ma ogni 23 maggio, pensando a Falcone, la prima cosa che mi viene in mente è il viso di Fabrizio Frizzi (pace all’anima sua e che, negli anni, ha raccontato più volte il senso atroce di disagio per essersi dovuto prestare a quello scempio) che quella sera, alle 20,30, coi cadaveri di Capaci ancora caldi, clima da colpo di Stato, smarrimento vertiginoso e paese sull’orlo del baratro, dichiara – in nome delle sacre regole della televisione – che LO SPETTACOLO DEVE ANDARE AVANTI. E che, nonostante tutto, l’ultima puntata di SCOMMETTIAMO CHE? andrà regolarmente in onda.
E l’avrebbero vista, QUEL 23 maggio, UNDICI MILIONI DI ITALIANI.
Non ci posso fare niente: da 27 anni è quello il mio primo pensiero.
Forse perché ho quell’indole arrabbiata. O forse perché davvero quello è stato l’inizio della fine…

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