Stevie Wonder – “I just called to say i love you”

Si dice che nel 1984, con l’abolizione della scala mobile a opera del governo Craxi, iniziarono ufficialmente e a tutti gli effetti gli anni ottanta. Sempre lo stesso governo, pochi giorni dopo, siglava un nuovo concordato con la Santa Sede per cui, dopo decenni, il cattolicesimo cessava per sempre, almeno sulla carta, di essere considerato religione di Stato. In primavera nasceva il movimento autonomista denominato “Lega Lombarda”, futura “Lega Nord” (e attuale “Lega”), la commissione parlamentare d’inchiesta pubblicava la sua relazione finale sugli elenchi della P2 di Licio Gelli scoperti tre anni prima (ma la maggior parte dei documenti, soprattutto quelli sulla “gerarchia superiore”, restarono – e restano tuttora – inaccessibili). Il 7 giugno, durante un comizio a Padova, veniva colpito da ictus il segretario del PCI Enrico Berlinguer. Morirà quattro giorni dopo. Il 13 giugno, a Roma, ai suoi funerali parteciperanno oltre due milioni di persone.
Se sono iniziati gli anni ’80, con quella commozione e quelle lacrime oceaniche finisce di fatto – con cinque anni di anticipo sulla caduta del muro di Berlino e per sempre – la storia del PCI.
La musica, lentamente ma inesorabilmente, si separa dall’impegno e alle grandi questioni pubbliche preferisce ripiegare sul privato. Anche quella di un grande sperimentatore come Stevie Wonder, che per il leggendario film “La signora in rosso”, scrive questa hit immortale fatta di sintetizzatori e che canta l’innocente (ma immensa) bellezza del dichiarare i propri sentimenti alla persona amata.
Ho cercato e ascoltato tanto, e sono poche, pochissime le canzoni che, pur parlando di un tema assoluto e intramontabile e adatto a ogni epoca come l’amore, a rappresentare al meglio un periodo storico.
“I just call to say i love you” è tra queste.
Buon fine settimana a tutti.

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