Joe Cocker – “You Can Leave Your Hat On”

Correva l’anno 1986 quando uscì sugli schermi “9 settimane 1/2”, film decisamente brutto, lezioso e patinato fino a sfiorare più volte il ridicolo. Sulle prime al botteghino fu giustamente un flop clamoroso (e altrettanto giustamente fece subito incetta da record di Razzy Awards), ma col passare dei mesi un’abile campagna pubblicitaria che lo presentò come “il film scandalo del decennio” lo trasformò in un successo planetario e travolgente, fino a farne un oggetto a dir poco leggendario.
Con i videoregistratori che di lì a poco avrebbero spopolato nelle case di tutti, il successo della pellicola si fece ancora più forte con il mercato dell’home video. E si narra come in quegli anni tutti, ma proprio tutti, dalle casalinghe alle donne in carriera, dai metalmeccanici agli yuppie, in camera da letto provassero a replicare le acrobazie erotiche della Basinger e di Mickey Rourke. E in particolare come tutte, ma proprio tutte, si siano cimentate in privatissimi remake del celeberrimo streap tease sulle note del brano (quello sì, bellissimo) di Joe Cocker.
Un “si narra” che non appartiene al sottoscritto e alla sua generazione, all’epoca ancora in quella zona grigia che separa infanzia e adolescenza. Eppure… eppure anche noi, alle prese con le prime violente e devastanti tempeste ormonali, finimmo totalmente (e irrimediabilmente) travolti dalle gambe chilometriche (quelle sì, indiscutibilmente leggendarie) e dalle movenze di Kim Basinger.
Al punto che ancora oggi, appena sentiamo la voce blues e graffiata di Joe Cocker che intona “You can leave your hat on”, subito un qualcosa ci si agita in pancia. Ed è il sapore dell’adolescenza e di tutte le trascurabili tragedie dei nostri undici anni…

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