L’eredità di Bobby Sands

Non c’è pace per Bobby Sands.
Il militante dell’IRA, simbolo e icona della lotta indipendentista dell’Irlanda del Nord, sottoposto come altri prigionieri nazionalisti a un regime carcerario molto più che disumano, morto nel 1981 nel braccio speciale del penitenziario di Long Kesh nel momento più alto e drammatico dello scontro tra indipendentisti e governo britannico, dopo 66 giorni di sciopero della fame che impressionarono e toccarono l’opinione pubblica mondiale, continua a dividere.
Anche e ancora oggi, nonostante la tragedia di quei giorni sia ormai un’eco lontana nel tempo, nonostante un processo di pace ampiamente avviato e condiviso e, soprattutto, nonostante la storica deposizione delle armi da parte dell’IRA e l’apertura al dialogo volutaperseguita e voluta dallo storico leader del Sinn Féin (il partito nazionalista di cui l’IRA fu il braccio armato) Gerry Adams, la figura di Bobby Sands continua a suscitare reazioni e giudizi contraddittori e contrastanti, se non proprio opposti e antitetici. Un eroe, un martire, un combattente per i nazionalisti cattolici irlandesi, un feroce e pericoloso terrorista per gli unionisti anglicani britannici. Una divisione che – fine dei “troubles”, processo di pace e distensioni a parte – è ancora visibile a un semplice colpo d’occhio nelle strade delle principali città dell’Ulster – Belfast e Derry, nella stessa struttura urbanistica, dove quartieri cattolici e popolari e quartieri anglicani e borghesi restano nettamente separati, ognuno con le proprie simbologie da esibire (i murales di Bobby Sands e degli altri militanti morti nello sciopero della fame del 1981 a west Belfast, i marciapiede con dipinte le bandiere del Regno Unito a east Belfast).
Ma Bobby Sands divide anche all’interno dell’area cattolica e nazionalista.
È finita al centro di una polemica molto complicata, ben lontana dall’essere risolta e destinata a trasferirsi ben presto in tribunale, la questione dell’eredità, sia morale sia materiale, di Sands.
Da un lato la “Bobby Sands Trust”, una fondazione che fa capo direttamente al partito repubblicano del Sin Féin e che, in virtù di una lettera scritta e firmata da Sands poco prima di morire davanti a un avvocato in cui dichiarava di lasciare i suoi scritti al movimento repubblicano, dall’indomani della sua morte detiene i diritti su tutta la produzione relativa a Bobby Sands (le sue testimonianze, le lettere, gli scritti dal carcere, le poesie e, soprattutto, il crudele, sconvolgente e toccante diario della prigionia e dello sciopero della fame “One day in my life”). E la fondazione, per anni, ha destinato tutti i fondi ricavati per sostenere economicamente i familiari dei prigionieri.
Ma ormai da diversi anni – esattamente dalla deposizione delle armi da parte dell’IRA e dal conseguente avvio del processo di pace – i rapporti tra la fondazione e gli eredi di Bobby Sands (guidati dalle sorelle Marcella e Bernadette, che in passato hanno pure guidato la fondazione) sono molto più che tesi.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, questi ultimi mesi, la pubblicazione di una graphic novel a firma di Gerry Hunt, “Bobby Sands. Vita di un eroe” (in Italia edita da Red Star Press). La famiglia non solo lamenta di non essere stata consultata per la stesura della biografia a fumetti di Sands, ma accusa formalmente la fondazione di lucrare da anni sulla memoria di Bobby, chiedendo lo scioglimento della stessa fondazione. Sostenendo infine come l’unico legittimo detentore dei diritti debba essere Gerard Sands, figlio di Bobby.
La questione di fondo, tuttavia, è puramente ideologica: la famiglia accusa la fondazione – e di conseguenza il Sin Féin – di aver abbandonato e tradito, accettando un processo di pace che non porta niente alla causa nordirlandese, i principi per i quali Bobby Sands ha lottato ed è morto.
Una polemica assai spinosa su cui ci resta difficile sia entrare a fondo nel merito, sia capire chi effettivamente ragione.
In ogni caso, approfittiamo della discreta eco suscitata dalla querelle per un paio di considerazioni:
1.la graphic novel in questione è molto bella, per cui, se potete e se volete, leggetela;
2.al di là dei giudizi contrastanti, al di là di come possiate pensarla e al di là delle controversie legali sulla sua eredità, conoscere la figura di Bobby Sands e la storia della lotta dell’Irlanda del Nord è molto più che importante, praticamente indispensabile: una storia che attraversa la nostra Europa lungo tutto il ‘900, storia di sangue e diritti negati, spesso atrocemente dimenticata; ed è sempre un delitto, quando un pezzo di storia diventa una pagina bianca.

#resistenzeRiccardoLestini

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