Family Day: un docufilm in 8 scene

Qualche giorno fa ho un pubblicato un breve post in cui, in estrema sintesi, dicevo: “anche se non solo non sono d’accordo, ma addirittura molte delle idee che muovono la manifestazione mi fanno proprio orrore, ritengo profondamente sbagliato chiedere – come in molti stanno facendo – il boicottaggio o l’annullamento del Family Day: c’è un diritto alla libertà d’espressione che va in ogni caso difesa, ed è giusto che le associazioni e i movimenti contro le unioni civili manifestino le loro idee”. Per questo post molte persone mi hanno criticato, rimproverato e contestato.
Oggi, a Family Day terminato, nonostante le numerose critiche ricevute (tutte, ci tengo a dirlo, assolutamente civili e costruttive), ribadisco quanto scritto tre giorni fa e rilancio: non solo era giusto, ma era anche importante, estremamente importante, che tutti i leader di questo movimento abbiano avuto modo di parlare pubblicamente, in una grande manifestazione e con tutte le televisioni addosso.

Quali sono state le proposte, le idee, le conclusioni emerse in questo appuntamento?
Proviamo a vederle una dopo l’altra, in una specie di montaggio da “docufilm”, limitando al minimo i commenti e lasciando spazio alla cronaca pura, alle nude parole dei protagonisti.

Scena 1, “La guerra dei numeri”.
In realtà no, attenendoci alla cronaca pura è indispensabile sottolineare che non c’è stata nessuna guerra dei numeri. Guerra c’è quando tra i due principali organismi in causa – Organizzatori e Questura – c’è palese e profonda discordanza di cifre. In questo caso discordanza non c’è stata per il semplice fatto che si è sentita soltanto la voce degli Organizzatori, che hanno dichiarato due milioni di partecipanti. La Questura, prima volta nella storia, non ha né confermato né smentito. Ha taciuto. Perché?

Scena 2, “Il tormentone”.
Lo schema della manifestazione era molto semplice. Nessun corteo, solo il raduno al Circo Massimo e i leader che si alternano sul palco. Tra un leader e l’altro, spezzoni di film d’epoca (Don Camillo che ammonisce: “nella cabina elettorale Dio vi vede, Stalin no!”) ma soprattutto, mandato a intervalli regolari, a tormentone, l’inno del Family Day, canzone dalle sonorità dance scritta per l’occasione da Mammoli&Rosati che nel ritornello dice: “Una sola è la famiglia/ dentro c’è mamma e papà/ una sola è la famiglia/ c’è un sigillo nel Dna” (ecco il link, se qualcuno volesse apprezzarla tutta: https://www.youtube.com/watch?v=_1SLztGSSlQ, anche il video merita molto).

Scena 3, “Ricordati che devi morire”.
Tra un balletto e un tormentone, si ricordano le parole di Lino Nasato, leader del Movimento Veneto Cristo per la Vita: “tra due gay non può esserci amore, solo egoismo e peccato”.
Poi via agli interventi. Il primo, quello che serve a scaldare la folla, indimenticabile: “andremo a finire che i bambini non sapranno più su quale tomba piangere i loro genitori defunti”.

Scena 4, “Sposati e sii sottomessa”.
È il momento di uno degli interventi più attesi, giustamente messo al centro della scaletta. Sale sul palco Costanza Miriano, scrittrice e blogger, autrice del best-seller “Sposati e sii sottomessa”. Titolo di per sé eloquente, ma qualora ce ne fosse bisogno si precisa che l’intenzione del libro sarebbe quella di convincere le donne di tutto il mondo a riprendere il proprio ruolo naturale, che è quello, appunto, di totale sottomissione all’uomo: “Rassegnati, ha ragione lui – scrive l’autrice – obbediscigli, sposalo, fate un figlio, trasferisciti nella sua città, perdonalo, fate un altro figlio”. Dal palco, ribadisce: “Riprendiamoci questo ruolo che stiamo dimenticando per emanciparci, torniamo a essere vere donne capaci di accoglienza, e se lo faremo i nostri uomini torneranno a essere capaci di grandezza”. L’applausometro del Circo Massimo segnala che questo è in assoluto l’intervento più apprezzato del pubblico. Curioso che molti dei presenti quando condannano l’Islam si appellano proprio alla brutale condizione di sottomissione della donna in quella cultura. Curioso, perché quando ha parlato la Miriano più che a Roma pareva di essere in Arabia Saudita.

Scena 5. “La minaccia di Adinolfi”.
Altro intervento attesissimo, quello di Adinolfi. Pochi giorni prima la manifestazione aveva raccontato di aver tolto i figli dalla scuola pubblica, non si fidava più, facevano “il gioco del rispetto” (un gioco sulle pari opportunità per bambini in cui si cerca di far capire come non esistano ruoli predefiniti, che, per esempio, non è innaturale che una donna faccia la poliziotta, la conducente d’autobus e altri lavori tradizionalmente ritenuti maschili). Gioco pericoloso, a detta di Adinolfi, in quanto che esistono i ruoli non lo dice lui, ma la natura, visto che, si chiede: “è un caso che il 90% degli iscritti a Ingegneria sono uomini?”. Dal palco tuttavia Adinolfi lascia stare il gioco del rispetto e punta tutto sull’avvertimento a Renzi, con parole che suonano tipo “attento a quel che fai, se passa il ddl questa piazza se ne ricorderà”. Curioso notare come nel 2012 (primarie PD Renzi-Bersani), Adinolfi fu tra i primi firmatari del programma di Renzi, che tra i primi dieci punti prevedeva, guarda un po’, una legge sulle unioni civili.

Scena 6. “Domande senza risposta”.
Tante domande, prima e dopo la manifestazione, sono piovute da più parti ai leader promotori dell’evento. Tra queste, in ordine sparso ricordiamo le seguenti: lasciando stare le adozioni, cosa perde una famiglia eterosessuale nel riconoscimento delle unioni tra omosessuali? Perché continuate a denunciare la cosiddetta teoria Gender, visto che è stato dimostrato che non esiste nelle scuole né che alcuna scuola ha intenzione di adottarla? Perché non citate le scuole dove, secondo voi, sarebbe stata applicata?

Scena 7. “Gasparri e tutti gli altri”.
Molti i leader politici presenti. Casa Pound prima di tutto. A seguire Maroni, Tosi (le regioni Lombardia, Veneto e Liguria hanno partecipato con il loro gonfalone) e la Meloni. Ecco, Giorgia Meloni ne ha approfittato per dichiarare al mondo intero di essere in dolce attesa. Tanti, tantissimi auguri, ma… lo sapeva la piazza che la Meloni non è sposata?? Come si fa con questo figlio concepito nel peccato?
Geniale la sfida lanciata da Giovanardi: “sfido due uomini a fare un figlio su un’isola deserta”.
Ma il vero protagonista è stato Gasparri. Prima ha cantato commosso “Mamma son tanto felice” e “All’alba vincerò”, cantate per l’occasione dal grandissimo tenore Francesco Grollo (chi non lo conosce?), e poi ha invitato la nazione a boicottare in massa l’Ikea, rea di aver sostenuto le unioni civili. E pensare che Gasparri era proprio quello che fino a due giorni fa lanciava strali sui contestatori del Family Day rivendicando il diritto di opinione.

Scena 8. “Andate e moltiplicatevi”.
Chiusura ovviamente riservata al leader supremo Gandolfini. Che grida: “ricordiamolo una volta per tutte: il sesso non è piacere sessuale, ma procreazione”.
Applausi, standing ovation e tutti a casa.

Lo ripeto, nei titoli di coda: importante che questa manifestazione ci sia stata e importante che abbiano parlato. Attaccarli senza avergli dato modo di parlare a ruota libera, in diretta e senza contraddittorio, avrebbe finito per dargli ragione.
E non penso ci sia spot migliore per la giustezza delle unioni civili di questo atroce e incredibile docufilm…

‪#‎resistenzeRiccardoLestini‬

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