Ritorniamo a Basic Istinct (un’altra recensione violenta e perversa… )

Nemmeno nella sua oggettiva bruttezza e, soprattutto, nel suo ridicolo involontario, “Cinquanta sfumature di grigio” è riuscito a essere originale. Anzi. È storia nota e arcinota dell’industria cinematografica. Le casse sono vuote e allora, ciclicamente, per rimpinguarle scatta l’operazione “film scandalo”, “film che sconvolgerà le vostre vite”, “il sesso perverso come non l’avete mai visto”, “le scene più bollenti della storia del cinema”. Questo almeno nelle intenzioni, e soprattutto almeno a quanto dichiarano i tralier mandati e rimandati ossessivamente. Poi però, nei fatti, il tutto si rivela, nella migliore delle ipotesi, un polpettone patinato e insostenibile, nella peggiore, un’accozzaglia di sequenze ridicole e involontariamente comiche. Come, per l’appunto, l’insostenibile “Cinquanta sfumature di grigio”. Film che però, nella storia, è in ottima compagnia.
Chi ricorda, a questo proposito, “Basic Istinct”? Il “film scandalo” per eccellenza degli anni ’90, la pellicola che rivelò al mondo intero le grazie di Sharon Stone?
Ecco, pure “Basic Istinct” fu presentato come “il sesso perverso come non l’avete mai visto”, “le scene più bollenti della storia del cinema”, con una campagna mediatica ossessiva e incessante. E pure “Basic Istinct” finì per rivelarsi, nella pratica, una stronzata gigantesca.
A differenza di “Cinquanta sfumature di grigio” però – che, come scritto in apposito articolo, sono riuscito a vederlo solo fino al minuto 35 per poi crollare stroncato dall’eccesso di ridicolezza – “Basic Instinct” me lo sono sciroppato tutto. Al cinema per di più. E, pure se all’epoca avessi sedici anni e, come ogni sedicenne, fossi arrapato come un coniglio nano e attraversato in ogni centimetro di pelle da ormoni feroci come cuccioli di pitbull, riuscii lo stesso a cogliere l’essenza più profonda di quel film: una cagata pazzesca, per l’appunto.
Come arcinoto, il film si apre con quella che, nelle intenzioni degli autori, dovrebbe essere una scena di sesso estremo. In realtà trattasi di una sequenza quasi completamente avvolta nel buio dove l’hard è dato più che altro dai rantoli tremendi (più che piacere sembra lo spot della Tantum Verde sul mal di gola) che emettono i due corpi avvitati nel letto, dei quali, dalla penombra, vediamo con chiarezza soltanto le tette di lei. Quella lei che poi, improvvisamente, afferra da sotto il letto un punteruolo rompighiaccio e ci ammazza brutalmente il suo amante rantolante. Il mio amico Andrea Russo, compagno di sventura quella sera al cinema, esclamò: “Va be’, quindi l’assassina si riconosce dalle tette”. Attenzione, tenetela a mente: l’intuizione di Andrea ci tornerà utile in seguito.
Scattano le indagini. Indiziata numero uno è la scrittrice Catherine Tramell: non solo aveva una storia con la vittima (una storia solo di sesso, perché la Tramell è bisessuale e divide l’appartamento con una donna, e questo dato nelle intenzioni degli autori dovrebbe scioccare gli spettatori e turbare le coscienze, mentre nella realtà nessuno ci ha sostanzialmente fatto caso, nessuno si è sconvolto e a nessuno è fregato un cazzo), ma nel suo ultimo romanzo ha pure raccontato un delitto che avviene con le stesse identiche modalità. I poliziotti vanno così a sirene spiegate nella villa faraonica della Tramell per interrogarla. Lei risponde alle loro domande scocciata come se avesse davanti una pattuglia di Testimoni di Geova e alla fine li liquida dicendo: “adesso se avete finito levatevi dai coglioni”. Il fatto sconcertante è che loro, i poliziotti, SI LEVANO EFFETTIVAMENTE DAI COGLIONI SENZA BATTERE CIGLIO. Eh??? Ma come è possibile??? Giustamente, l’amico Andrea Russo, che era un antisistema duro e puro, andava sullo skate e faceva i murales clandestini, si indignò: “ma come??? a me i Carabinieri mi volevano denunciare per oltraggio a pubblico ufficiale per aver detto ‘che palle’ dopo che mi hanno smontato il motorino a un posto di blocco, e a questa, sospettata di omicidio, che gli dice levatevi dai coglioni, non gli fanno un cazzo???”.
Ma va be’, in fondo lei è Sharon Stone e nelle intenzioni degli autori deve essere la bella e dannata che non ha paura di niente e nessuno, e il levatevi dai coglioni serve a comunicare questa fosca e conturbante personalità.
A condurre le indagini il poliziotto Nick, interpretato da Micheal Douglas. E nel giro di cinque minuti esatti, si scopre che: Nick è soprannominato il Giustiziere per aver ucciso involontariamente due tizi che non avevano colpe (di cosa?? in relazione a cosa?? in che occasione?? perché?? che ci fa a piede libero?? boh… ), la Tramell frequentava l’università assieme alla psicologa che ha seguito Nick durante la riabilitazione post duplice omicidio, i genitori della Tramell sono morti in un misterioso incidente in barca, e uno dei loro professori all’università era stato ucciso con un rompighiaccio.
Tutta sta roba in cinque minuti. Il doppio delle sottotrame dell’Amleto, in sostanza. Ma, non essendo propriamente una tragedia di Shakespeare, le sottotrame hanno lo stesso effetto di quelle spalmate in seicentododici puntate in una soap opera: informazioni ammucchiate a caso in una poltiglia informe che allunga la brodaglia, costringe lo spettatore a domande inutili e che, soprattutto, nell’economia della storia, non servono proprio a un cazzo. Tant’è, che il 90% di queste sottotrame, saranno via via abbandonate e resteranno irrisolte. Domanda lecita: ma chi cazzo l’ha scritto sto film?? E poi: il povero Douglas sarebbe anche un bravo attore… ma evidentemente, l’astrusità di questo copione l’ha stordito completamente, al punto da farlo recitare per 120 orrendi minuti con l’espressione fissa di un maniaco erotomane dei giardinetti. E pensare che nelle intenzioni delle autore sarebbe dovuto essere un tenebroso, tormentato e affascinante investigatore… nei fatti invece, è semplicemente la parodia comica di Pacciani.
Comunque, arriviamo al top. La Tramell viene convocata in commissariato per l’interrogatorio ufficiale. Quel che succede in questa sede è storia: la bella scrittrice accavalla le gambe svelando ai poliziotti, e al mondo intero, che non porta le mutandine. Questa, nelle intenzioni degli autori, sarebbe la “scena madre”, la scena che avrebbe turbato i sogni degli spettatori di cinque continenti, che avrebbe scioccato la società mondiale per decenni. Mah… sicuramente, Sharon Stone è un bellissimo vedere anche oggi, figuriamoci allora… però, ragazzi miei, tutto sto casino per una passera al vento mi sembra sinceramente eccessivo. E poi, qualunque pretesa di sensualità conturbante, viene letteralmente distrutta dall’inquadratura successiva a quella dell’accavallamento di gambe: subito dopo la macchina da presa ci mostra il primo piano di un poliziotto ciccione e occhialuto che suda come un porco per la celestiale visione. Come si fa a non ridere??? Dove cazzo è la sensualità??? Dove l’erotismo??? Alvaro Vitali, nei film di Pierino, quando gridava “cor fischio o senza???”, era più erotico, santo cielo!!!
Fatto sta che l’investigatore Nick/Douglas/Pacciani, dopo aver visto la passera della Tramell, va in crisi mistica, non capisce più nulla e s’infoia di brutto. Per prima cosa, ritrovatosi da solo con la psicologa, l’afferra, le strappa i vestiti, le sbatte la testa sul muro e sul divano, la stupra sodomizzandola e poi ricomincia a bere e fumare. Ripeto: tutto sto casino per aver visto la patonza di un’assassina?? Ma da quanto tempo non scopava quest’ispettore??
E siamo solo al minuto 40. Da qui in poi, delirio puro a schema fisso.
Finalmente, dopo un ballo indemoniato in discoteca (ma anche qui la presunta sensualità della scena viene mandata a puttane dal controcampo sull’amante lesbica di Catherine che balla sbuffando come un cavallo drogato), la Tramell e Nick/Douglas/Pacciani, scopano. Poi l’ex fidanzato della Tramell, che faceva il pugile, muore sul ring (perché??? che cazzo c’entra questa ennesima sottotrama??? boh… ), la Tramell piange ma poi arriva Nick/Douglas/Pacciani che le dice “su, non fare così, scopiamo”. E scopano.
Poi l’amante lesbica della Tramell, che si scopre essere autrice di un duplice omicidio quando aveva sedici anni (perché??? che cazzo c’entra questa ennesima sottotrama??? boh… ), muore in un incidente d’auto. La Tramell piange di nuovo ma poi arriva Nick/Douglas/Pacciani che le dice “su, non fare così, scopiamo”. E scopano.
Poi muore in un conflitto a fuoco il collega di Nick. Stavolta è Nick a piangere, ma la Tramell arriva e gli dice “dai su, scopiamo”. E scopano.
Infine ritorna la psicologa con una parrucca bionda, perché si scopre che anche lei è lesbica e dai tempi dell’università innamorata della Tramell (eh???? basta pietà, basta…. ma un fumo di qualità migliore per questi sceneggiatori no?? non ce l’avevano???). E Nick l’ammazza. E non si capisce come né perché, ma nel giro di tre minuti scoprono a casa della psicologa tutti gli indizi per decretare che è lei l’assassina.
A questo punto la Tramell e Nick/Pacciani per festeggiare, ovviamente, scopano. Finito di scopare la Tramell sta per afferrare il rompighiaccio da sotto il letto per ammazzare Nick, ma poi ci ripensa. E riscopano.
Fine. Titoli di coda.
A parte tutto sto papocchio per un colpo di scena del menga in cui si scopre che in realtà l’assassina era proprio lei, l’indiziata numero uno, resta il fatto che il mio amico Andrea aveva ragione: bastava guardare le tette della sequenza iniziale, le strafamose supertette di Sharon Stone. Ma lui andava sullo skate e ascoltava i dischi degli Ak47 e dei Rage Against The Machine, mentre io in edicola compravo solo Dylan Dog, ascoltavo i Nirvana e leggevo Baudelaire.
Eravamo impreparati. Sarebbe bastato uno sguardo a Sorrisi e Canzoni e ci saremmo risparmiati sta cagata di film.
Amen.

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