Lettera per un amico

A Davide Peverini

Scrivo queste due righe di getto, subito dopo aver letto l’ultimo post scritto dal mio amico Davide Peverini.
Per chi non lo conoscesse, Davide è uno speaker e dj radiofonico, un artista dell’etere che da quasi tre anni, da solo, senza soldi e con il solo aiuto di pochi amici appassionati, ha fondato, diretto, deciso i palinsesti, condotto e animato una splendida web radio: Kalliope. Il tutto, in un minuscolo paesino ai piedi del lago Trasimeno a cui, sia Davide sia io, dobbiamo le origini e i natali.
Da questo post vengo a sapere della fine di questa avventura, della chiusura della splendida e gloriosa Kalliope Radio. E mi dispiace, tantissimo, perché era davvero una grande radio, che mi ha tenuto compagnia in moltissimi giovedì invernali passati in casa a scrivere. Perciò la cosa mi addolora davvero, enormemente e sinceramenente.
Eppure, nonostante tutto, in tutto questo c’è una parte di me “felicemente arrabbiata”. Cerco di spiegarmi meglio. Davide non chiude Kalliope perché non ci crede più o perché non funziona più. Ha deciso di dire basta perché è stanco di camminare da solo a piedi nudi in un deserto di roccia. In un mondo normale, una simile iniziativa – vale a dire una radio di qualità, con programmazione regolare, per di più fondata e diretta da un “autoctono” – sarebbe come minimo motivo di orgoglio, come minimo attirerebbe la curiosità e l’interesse delle istituzioni locali. Ma noi non siamo in un mondo normale. Qui all’entusiasmo sincero e alla qualità, alla competenza e allla bravura, si risponde solo con il silenzio.
E il silenzio è tutto ciò che ha avuto Davide in questi anni. Salvo quando ce n’era bisogno, perché era l’unico in grado di fare determinate cose, e allora veniva chiamato all’ultimo secondo per poi essere scaricato subito dopo, quando non serviva più. Un copione da politicuccia da due soldi che conosco tristemente a memoria, avendolo vissuto in primis sulla mia stessa pelle innumerevoli volte. Così Kalliope ha vissuto sulle sue sole forze per quasi tre anni, senza alcun finanziamento, senza alcun patrocinio, senza che nessuno si sia degnato di conferirle uno straccio di riconoscimento. Un piccolo grande scandalo, che mi fa schiumare rabbia e disappunto. Un simile progetto avrebbe meritato molta più attenzione dal luogo in cui è nato.
Così Davide non chiude l’esperienza di Kalliope. Semplicemente, se la porta via. Per questo sono contento, ferocemente contento. Perché da domani se ne sentirà la mancanza, di Kalliope, della voce di Davide e di quella dei suoi collaboratori. E qualcuno senz’altro se ne pentirà della sua superficialità. E capirà che i cervelli non sono in fuga: i cervelli vengono mandati via.
Dal canto suo, Davide è un lottatore. Come ha sempre fatto, continuerà a fare il suo lavoro, a mettere tutto se stesso nella sua più grande passione, a dibattersi nel difficile mondo dell’arte e della cultura, come ha sempre fatto. E otterrà finalmente i risultati che merita.
E io, da par mio, continuerò a seguirlo.
A proposito di me. Nello stesso post, Davide mi dedica un ringraziamento personale. La cosa mi onora e mi fa felicissimo, ma non ce n’era bisogno. Perché se in tutto questo tempo io ho sostenuto, sponsorizzato come ho potuto, promosso dai miei canali la sua radio, e deciso di presentare il mio libro in anteprima assoluta negli studi di Kalliope, non l’ho fatto perché Davide è un amico. Certo, Davide è una persona bella, sincera e speciale come ne esistono poche al mondo: te ne accorgi semplicemente stringendogli la mano. Ma per questo, per la stima umana e per l’amicizia, ci passo volentieri insieme una, cento, mille serate, ci fumo una, dieci, cento sigarette e ci bevo volentieri una, dieci, mille birre.
Se ho scelto più volte di parlare bene di lui come dj e come autore, se ho scelto Kalliope come lancio del mio libro, è solo perché Davide è un grande artista, un artista sincero e appassionato, di qualità e spessore, che come me crede solo e soltanto nel proprio lavoro e nell’onestà con cui lo si esercita. Che come crede è che l’unico termine cui si debba rendere conto non è l’interesse o la convenienza, politica e non, ma chi ti ascolta, ti viene a vedere, ti legge e ti sostiene.
Un grande artista, che non smetterò mai di seguire.
Con stima e con affetto,
Riccardo