Onorevole Berlusconi, le parlo da professore di Storia…

Onorevole Berlusconi,
al di là della mia antipatia estrema nei confronti della sua intera parabola politica, di cui non salvo assolutamente niente, stasera non le scrivo da uomo di sinistra, né da comune cittadino indignato. Le scrivo da professore di storia.
Strana disciplina, la storia. Come ogni scienza imperfetta accoglie molteplici interpretazioni dei medesimi fatti. Eppure, a differenza della letteratura o ancor più della filosofia, essa è costretta a far rientrare tali interpretazioni divergenti all’interno dei binari dell’oggettività più rigorosa. Questo perché la fonte primaria, il fossile, il documento, non è semplicemente il sostegno di una qualsiasi tesi, ma è anche il cuore stesso della disciplina, il suo quid.
Oggi, sempre in seno alla storia, va molto di moda il termine ‘revisionismo’. Si intende per revisionismo una rilettura e una reinterpretazione di un avvenimento – se non di un’intera epoca – alla luce della convinzione che le correnti interpretazioni siano fuorvianti , o completamente errate. Perciò, il revisionismo, così come appena esposto, non ha nulla di sbagliato. La storia, in quanto scienza umana (o imperfetta, come già prima definita), lo impone. È, ad esempio, grazie a un’opera rigorosa di revisionismo che nell’ultimo trentennio siamo progressivamente usciti dalla superficiale visione (viziata clamorosamente dalle ideologie rinascimentali) dell’intero medioevo come ‘periodo buio’.
Tutto questo per dirle, Onorevole Berlusconi, che nonostante i giornali di mezzo mondo oggi le abbiano dato del revisionista, lei non lo è affatto. Lei non ha la dignità di un revisionista: lei è semplicemente un pessimo politico che dice cose abominevoli.
Al suo rapporto ambiguo con il nazifascismo, siamo abituati da tempo: fu lei che paragonò il confino a una vacanza, lei che suggerì all’onorevole Schultz di interpretare il ruolo di kapò, lei che non intervenne alle celebrazioni del 25 aprile perché aveva ‘male a una mano’. Eppure, se tutte queste memorabili imprese furono fatte abilmente passare dai suoi esegeti (ma preferisco chiamarli ruffiani e portaborse) come innocenti goliardate, quanto è riuscito a fare ieri è davvero assai più grave.
Lei ha avuto il coraggio di affermare, al binario 21 della stazione di Milano, luogo di partenza di ebrei e non per l’inferno dei campi di sterminio, che Mussolini, leggi razziali a parte, ha sostanzialmente ‘fatto del bene’.
Lasciamo stare per un attimo il giudizio complessivo sul ventennio fascista e rimaniamo in tema di leggi razziali. La sua affermazione liquida la tragedia dell’olocausto – tragedia, ed è bene ribadirlo, anche italiana – come un semplice ‘errore politico’. E non mi si venga a parlare di leggerezza. Io la leggerezza la perdono a un uomo della strada che discute di politica al bar o in autobus. Non certo a lei, che per la sesta volta si candida a rappresentare un paese che fu tra i principali teatri – nonché tra i principali responsabili – di quella tragedia. Lei, per il ruolo che ricopre, ha l’obbligo della responsabilità. E della verità.
A cosa si riferisce esattamente quando parla del ‘bene’ che vent’anni di dittatura fascista avrebbero fatto all’Italia? Alla bonifica dell’Agro Pontino? Alla case popolari di Sabaudia? Agli assegni familiari? Ai treni che partivano in orario? Questi provvedimenti, Onorevole Berlusconi, da professore di storia quale le scrivo, non li nego né li negherò mai. Ma è sempre da storico che le domando: a quale prezzo? A quale prezzo Onorevole? Il prezzo, caro Berlusconi – ed è la storia e non la mia ideologia a dirlo – fu la dittatura feroce, la privazione dei più elementari diritti, l’imposizione del pensiero unico, la tortura, l’omicidio sistematico, la deportazione. Il prezzo furono gli squadrismi nelle campagne, i pestaggi indiscriminati, la devastazione delle sedi degli altri partiti. Il prezzo fu l’omicidio dell’Onorevole Matteotti, la tortura di Antonio Gramsci, l’omicidio dei fratelli Rosselli e di un numero incalcolabile di altri oppositori.
Tutti eventi, Onorevole Berlusconi, precedenti di molti anni l’alleanza con la Germania nazista di Hitler.
La violenza e la persecuzione erano il vero volto del fascismo quando ancora, in Germania, Hitler era ben lontano anche solo dall’ipotesi di prendere il potere. L’alleanza con Hitler non fu dunque un errore fatale di Mussolini, ma la più logica delle conseguenze a una politica fatta di violenza, aggressione e intolleranza.
Questa è la storia, Onorevole Berlusconi. E se lei si può permettere di pronunciare simili atrocità, è solo perché siamo in Italia, un paese che ha nel proprio dna il rapido lavaggio delle coscienze e l’allergia a qualsiasi assunzione di responsabilità. Ma la storia, Onorevole, ci dice che i cinquanta milioni di morti della seconda guerra mondiale e i sei milioni di ebrei sterminati nei lager, pesano sulle spalle dell’Italia come in quelle della Germania.
Il mito fasullo degli ‘italiani brava gente’ serve solo a renderci un paese ridicolo. La storia, Berlusconi, è un’altra.
Così come sempre la storia le chiede di non tirare fuori ancora una volta, a chissà quale scopo giustificatorio, il vecchio ritornello dell’equiparazione nazismo-comunismo. È di Italia che stiamo parlando. E in Italia le feroci dittature comuniste (tragedie senz’altro pari a quella nazifascista) non ci sono mai state. Il Partito Comunista Italiano che fu non ha il nome sinistro di Stalin, ma i nomi nobili di Gramsci e Berlinguer. Uomini di istituzione e democrazia. Uomini che hanno avuto un peso determinante nel rendere questo paese più giusto, umano, vivibile e libero. Talmente libero da permettere anche a lei, Onorevole Berlusconi, di sbandierare simili vergognose menzogne.