E rividi l’arcobaleno

E arrivò il giorno che rividi l’arcobaleno.
Avrei potuto chiedere e scoprire il mistero di quel fluttuare inconcepibile di colori l’uno sull’altro. Avrei potuto chiedere e scoprire il perché di ogni breve e fuggitivo apparire. Oppure avrei potuto chiedere e sapere il motivo di quegli azzurri incredibili.
Ma la vera e unica domanda era chi ero io e quale il mio nome nel buio.
Lo chiesi. E in un attimo scoprii e riscoprii d’aver avuto mille nomi e mille nascite, ma una sola origine. Scoprii e riscoprii di venire dalla grotta, di averci abitato migliaia di anni e di esser stato generato da quel buio solitario e quel silenzio osceno che nessuno avrebbe saputo mai. Scoprii e riscoprii di essere semplicemente un uomo puro, incontaminato, immacolato e vergine come le terre mai viste dagli esseri umani. E scoprii e riscoprii in un attimo il perché dei miei sbagli, il perché dei miei abissi, il perché delle mie infinite morti e delle mie claudicanti resurrezioni.
Dovevo avere dolori, tragedie, macchiarmi dei peggiori delitti, abbandonare, tradire, amare con superficialità, scappare, sparire, essere vile, codardo, sporcarmi, ubriacarmi, drogarmi, rinnegare ogni mio credo, calpestare ogni mio sogno, irridere ogni mia bellezza. Dovevo essere sporco e impuro per scoprire e ritrovare la mia purezza. Poiché solo il dolore insegna cosa sia una vita felice.

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